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Finanza Personale Semplificata: Taglia il Superfluo con Occam

Il Rasoio di Occam: Come Semplificare la Tua Finanza Personale

Immagina di trovarti davanti a una scrivania piena di carte, estratti conto, app di investimento che ti bombardano di notifiche e consigli contrastanti su come gestire i tuoi soldi. Ti senti sopraffatto, confuso, e magari ti chiedi: “Ma davvero devo complicarmi la vita così tanto per gestire le mie finanze?”. La risposta, secondo un principio filosofico vecchio di secoli, potrebbe essere un secco “no”. Parliamo del Rasoio di Occam e di come questo strumento di pensiero può rivoluzionare il tuo approccio alla finanza personale, rendendolo più semplice, efficace e, soprattutto, alla portata di tutti.

Cos’è il Rasoio di Occam?

Il Rasoio di Occam prende il nome dal filosofo medievale Guglielmo di Occam, che sosteneva un principio tanto semplice quanto potente: “Non bisogna moltiplicare gli enti oltre il necessario”. In parole povere, quando devi scegliere tra diverse spiegazioni o soluzioni per un problema, quella più semplice è spesso la migliore, a patto che spieghi adeguatamente i fatti.

Questo principio, nato in un contesto filosofico, si rivela incredibilmente utile in molti ambiti della vita moderna, inclusa la finanza personale. In un mondo dove siamo bombardati da strategie d’investimento complesse, guru finanziari che promettono ricchezza facile e strumenti che sembrano usciti da un film di fantascienza, il Rasoio di Occam ci invita a fare un passo indietro e a puntare sulla semplicità.

Perché la semplicità è la chiave nella finanza personale?

La finanza personale può sembrare un labirinto: fondi indicizzati, criptovalute, trading algoritmico, polizze assicurative, piani pensionistici… la lista è infinita. Ma il problema non è solo la complessità: è che spesso ci lasciamo sedurre dall’idea che “più complicato” equivalga a “più efficace”. Spoiler: non è così.

Secondo il Rasoio di Occam, se una strategia finanziaria semplice funziona bene, non c’è motivo di complicarla con alternative più intricate che non garantiscono risultati migliori. La semplicità non solo riduce lo stress, ma ti permette anche di mantenere il controllo, evitare errori costosi e concentrarti su ciò che conta davvero: i tuoi obiettivi di vita.

Come applicare il Rasoio di Occam alla tua finanza personale

Ecco alcuni modi pratici per usare il Rasoio di Occam e semplificare la gestione dei tuoi soldi:

  1. Definisci obiettivi chiari e semplici
    Invece di perderti in mille sogni finanziari vaghi (“Voglio essere ricco!”), definisci obiettivi specifici e realistici: risparmiare 10.000 euro in 5 anni per acquistare un auto, estinguere il mutuo in 10 anni, o costruire un fondo di emergenza di 6 mesi di spese. Obiettivi chiari ti aiutano a evitare distrazioni e a scegliere strumenti finanziari essenziali, senza inseguire mode o promesse irrealistiche.
  2. Riduci il numero di conti e strumenti
    Hai davvero bisogno di tre conti correnti, due carte di credito, un’app per il trading e un’altra per i micro-investimenti? Probabilmente no. Consolidare i tuoi conti (ad esempio, un conto corrente principale e un conto di risparmio) e limitarti a pochi strumenti finanziari affidabili ti permette di risparmiare tempo, ridurre le commissioni e tenere tutto sotto controllo. Un fondo indicizzato a basso costo, ad esempio, può essere sufficiente per investire a lungo termine, senza bisogno di complicati portafogli multi-asset.
  3. Automatizza le decisioni ripetitive
    Il Rasoio di Occam ci insegna a eliminare ciò che è superfluo. Invece di rimuginare ogni mese su quanto risparmiare o investire, configura bonifici automatici verso un conto di risparmio o un piano di accumulo (PAC). Automatizzare le decisioni finanziarie riduce il rischio di errori emotivi, come spendere troppo o investire in preda al panico.
  4. Scegli investimenti semplici e trasparenti
    Il mondo degli investimenti è pieno di prodotti complessi: derivati, fondi hedge, criptovalute esotiche. Ma spesso, la soluzione più semplice è anche la più efficace. Ad esempio, i fondi indicizzati (ETF) che replicano l’andamento di un mercato (come l’S&P 500) hanno costi bassi, rischi diversificati e performance solide nel lungo periodo. Perché complicarsi la vita con strategie speculative che richiedono ore di studio e monitoraggio?
  5. Ignora il rumore di fondo
    Ogni giorno, i social media, le newsletter e i notiziari finanziari ti spingono a “fare qualcosa” con i tuoi soldi: compra questo, vendi quello, investi nell’ultima moda. Il Rasoio di Occam ti invita a ignorare il rumore e a concentrarti sui fondamentali: spendi meno di quanto guadagni, risparmia regolarmente e investi in modo disciplinato. Il resto? È solo distrazione.
  6. Fai pace con il “buono abbastanza”
    La ricerca della strategia finanziaria perfetta può paralizzarti. Il Rasoio di Occam ci ricorda che non serve trovare la soluzione ottimale, ma una che funzioni bene con il minimo sforzo. Un piano di risparmio semplice, anche se non è il massimo in termini di rendimenti, è meglio di un piano complicato che non riesci a seguire.

Un esempio pratico: il budget minimalista

Prendiamo il budgeting, un classico della finanza personale. Potresti scaricare un’app con 50 categorie di spesa, monitorare ogni centesimo e passare ore a ottimizzare. Oppure, puoi applicare il Rasoio di Occam e adottare la regola del 50/30/20:

  • 50% delle entrate per le necessità (affitto, bollette, cibo).
  • 30% per i desideri (hobby, viaggi, svago).
  • 20% per risparmi e investimenti.

Questa regola è semplice, facile da ricordare e funziona per la maggior parte delle persone. Non è perfetta, ma è efficace, e questo è ciò che conta.

I benefici di un approccio minimalista

Adottare il Rasoio di Occam nella finanza personale non significa essere pigri o rinunciare a opportunità. Al contrario, significa liberare tempo ed energie per ciò che davvero conta: la tua famiglia, i tuoi hobby, la tua crescita personale. Un approccio semplificato ti aiuta a:

  • Ridurre lo stress: meno decisioni da prendere, meno ansia.
  • Evitare errori: la complessità aumenta il rischio di scelte sbagliate.
  • Mantenere la costanza: un piano semplice è più facile da seguire nel tempo.
  • Risparmiare denaro: meno strumenti e strategie significano meno commissioni e costi nascosti.

La sovraottimizzazione: quando il “perfetto” diventa nemico del “buono”

Dall’altra parte dello spettro c’è la sovraottimizzazione, un approccio che nasce dal desiderio di spremere ogni centesimo di rendimento o efficienza dalle tue finanze. È l’idea che esista sempre una strategia migliore, un investimento più redditizio, un’app più avanzata. La sovraottimizzazione si manifesta in comportamenti come:

  • Monitorare ossessivamente i mercati per cogliere il momento “perfetto” per investire.
  • Aprire molteplici conti bancari o piattaforme di investimento per diversificare all’eccesso.
  • Passare ore a confrontare fondi con differenze di commissioni dello 0,01%.
  • Provare ogni nuova moda finanziaria, dalle criptovalute agli NFT, per paura di “perdere un’opportunità”.

Sebbene l’intenzione sia lodevole – chi non vuole massimizzare i propri risultati? – la sovraottimizzazione ha un costo elevato: tempo sprecato, stress, maggiore rischio di errori e, spesso, rendimenti non proporzionali allo sforzo. Peggio ancora, può portare alla paralisi decisionale, dove l’ossessione per la perfezione ti impedisce di agire.

meno è più

Il Rasoio di Occam ci insegna che la semplicità non è un compromesso, ma una superpotenza. Nella finanza personale, dove le emozioni, le distrazioni e le complicazioni sono sempre in agguato, puntare su soluzioni chiare e lineari può fare la differenza tra il caos e il successo. Quindi, la prossima volta che ti senti sopraffatto dalle tue finanze, fermati e chiediti: “Qual è la soluzione più semplice che funziona?”. Probabilmente, è proprio quella giusta.

How Much Equity Risk Should You Take?

Qual è la tua capacità, volontà e necessità di assumerti rischi?

Una delle domande più comuni che gli investitori si pongono è: “Quanto rischio azionario dovrei assumermi?” Oggi, Larry propone un quadro di riferimento chiaro e potente per aiutarti a decidere come allocare il tuo portafoglio tra azioni e altre attività. Questo quadro si basa su tre pilastri fondamentali: la capacità, la volontà e la necessità di assumerti rischi. Scopriamoli insieme, con un focus sui fattori che determinano la tua capacità di correre rischi.

La capacità di assumerti rischi: i quattro fattori principali

La capacità di assumerti rischi dipende dalla tua situazione finanziaria e personale, che ti permette di affrontare eventuali perdite senza compromettere i tuoi obiettivi. Ecco i quattro fattori chiave:

  1. Il tuo orizzonte temporale di investimento
    Più lungo è il tuo orizzonte temporale, maggiore è la tua capacità di sopportare i cali di mercato, che sono praticamente inevitabili. Un orizzonte temporale esteso aumenta anche la probabilità che le azioni offrano rendimenti superiori rispetto agli investimenti a reddito fisso, come i titoli di Stato.
    • Linee guida: Una tabella (non riportata qui) può aiutarti a capire quanta esposizione azionaria sia ragionevole in base al tuo orizzonte temporale.
    • Attenzione: La parte del portafoglio destinata al reddito fisso dovrebbe avere una scadenza non superiore al tuo orizzonte temporale. I titoli a reddito fisso servono a garantire sicurezza, non a inseguire rendimenti elevati. Investire in obbligazioni con scadenze troppo lunghe rispetto al tuo orizzonte comporta rischi non necessari.
    • Domanda chiave: “Sono più simile a un’azione (volatile) o a un’obbligazione (stabile)?”
  2. Il tuo capitale umano
    Spesso trascurato, il capitale umano è il valore totale del tuo lavoro futuro, influenzato da età, salute, istruzione, professione, settore e esperienza. È un asset unico, non negoziabile e difficile da proteggere.
    • Stabilità del reddito: Se hai un reddito stabile, come quello di un professore universitario, un medico o un dipendente pubblico, hai una maggiore capacità di assumerti rischi azionari. Questo perché il tuo reddito ha caratteristiche simili a un’obbligazione, cioè è prevedibile e costante. Al contrario, se lavori in un settore ciclico (dove i licenziamenti sono comuni) o sei un imprenditore con guadagni variabili, il tuo reddito è più simile a un’azione, quindi volatile. In questo caso, dovresti privilegiare obbligazioni per bilanciare il rischio.
    • Eccezioni: Per gli investitori con un patrimonio elevato o vicini alla pensione, il capitale umano rappresenta una parte minore della loro ricchezza complessiva. In questi casi, ha meno peso nella decisione di allocazione.
    • Domanda chiave: “Il mio reddito è stabile come un’obbligazione o volatile come un’azione?”
  3. Il tuo bisogno di liquidità
    La necessità di liquidità influisce sulla tua capacità di assumerti rischi. Devi considerare le spese a breve termine e gli imprevisti, come bollette mediche, riparazioni o perdita del lavoro.
    • Regola generale: I pianificatori finanziari consigliano di mantenere una riserva di liquidità pari a circa sei mesi di spese ordinarie per far fronte a emergenze. Maggiore è il tuo bisogno di liquidità immediata, minore sarà la tua capacità di investire in azioni, che sono meno liquide e più volatili.
  4. Il tuo “Piano B”
    La presenza di opzioni alternative (un “Piano B”) aumenta la tua capacità di assumerti rischi. Queste opzioni includono: posticipare la pensione, accettare un lavoro part-time, ridurre le spese, vendere una seconda casa, trasferirti in un’area con un costo della vita più basso o downsizing della tua abitazione. Più opzioni hai e sei disposto a esercitare, maggiore è il rischio che puoi permetterti di correre.
    • Attenzione: Devi essere realistico sulla tua volontà di mettere in pratica queste opzioni. Ad esempio, trasferirsi potrebbe essere teoricamente possibile, ma se tua moglie non vuole lasciare amici o familiari, non è un’opzione praticabile.

La volontà di assumerti rischi: il test dell’“acidità di stomaco”

La volontà di assumerti rischi è una questione di carattere e di resistenza emotiva. È ciò che gli esperti chiamano il test dell’“acidità di stomaco”. Poniti queste domande:

  • Ho la forza e la disciplina per mantenere la mia strategia di investimento anche quando il mercato crolla?
  • Riesco a godermi la vita senza perdere il sonno preoccupandomi per il mio portafoglio?

Le risposte a queste domande definiscono la tua tolleranza al rischio. Investire con successo richiede di superare le turbolenze emotive di mercati ribassisti, come quelli del 1973-74, 2000-2002 o 2008-2009. Una tabella (non inclusa qui) può aiutarti a valutare la tua predisposizione a sopportare il rischio.

La necessità di assumerti rischi: di quanto rendimento hai bisogno?

La necessità di rischio dipende dal rendimento richiesto per raggiungere i tuoi obiettivi finanziari. Più alto è il rendimento necessario, maggiore sarà il rischio azionario (o di altri asset rischiosi, come azioni di piccole imprese o value) che dovrai assumerti.

  • Distinzione tra bisogni e desideri: È fondamentale separare ciò che è essenziale (es. mantenere il tuo tenore di vita in pensione) da ciò che è desiderabile (es. una seconda casa). Più sei lontano dal soddisfare i tuoi bisogni essenziali, più rischio dovrai correre.
  • Utilità marginale della ricchezza: Gli economisti parlano di “utilità marginale della ricchezza”, ovvero quanto valore attribuisci a un incremento di ricchezza rispetto al rischio necessario per ottenerlo. Una volta raggiunto un livello di benessere che ti soddisfa, il gioco potrebbe non valere la candela. Perdere tutto per inseguire di più è un rischio che molti non vogliono correre.

Un aneddoto illuminante: Kurt Vonnegut raccontò di una conversazione con lo scrittore Joseph Heller a una festa di un miliardario. Vonnegut chiese a Heller come si sentisse sapendo che il loro ospite aveva guadagnato in un giorno più di quanto il suo romanzo Comma 22 avesse fruttato in tutta la sua storia. Heller rispose: “Ho qualcosa che lui non potrà mai avere: la consapevolezza di avere abbastanza”.
Questa storia ci ricorda che i rischi inutili non valgono la pena. Gli investitori prudenti non assumono più rischi di quelli che possono, vogliono o devono affrontare.

Cosa fare quando capacità, volontà e necessità sono in conflitto?

Quando i tre fattori portano a conclusioni simili, decidere l’allocazione del portafoglio è semplice. Ma spesso emergono conflitti. Ad esempio:

  • Alta capacità e volontà, ma bassa necessità: In questo caso, la necessità dovrebbe guidare la decisione. Se il valore aggiunto di una ricchezza extra è minimo, non ha senso correre rischi inutili.
  • Alta necessità, ma bassa capacità o volontà: Qui la scelta è più complessa. In generale, è meglio optare per l’allocazione azionaria più bassa suggerita dai tre test e aggiustare i tuoi obiettivi. Ad esempio, potresti ridurre le spese, risparmiare di più o lavorare più a lungo. Altrimenti, se i rischi si materializzano (es. un crollo di mercato o un evento personale come un divorzio), il tuo piano potrebbe fallire.

Un simulatore Monte Carlo (descritto in altre fonti) è uno strumento altamente consigliato per prendere decisioni informate sull’allocazione, poiché tiene conto della tua situazione specifica, superando le regole generali.

Come gli investitori percepiscono il rischio?

Durante le crisi, il rischio azionario viene spesso percepito non come un rischio calcolabile, ma come un’incertezza ingestibile. Nel prossimo articolo, Larry approfondirà la distinzione cruciale tra rischio e incertezza, un tema fondamentale per investire con consapevolezza.

Articolo originale di Larry Swedroe : https://www.bankeronwheels.com/how-much-equity-risk-should-you-take/

Tail Risk – A Quick Guide

Da un po’ di tempo ho iniziato a includere ETF di “Tail Risk” nei miei portafogli, in particolare TAIL nel portafoglio modello e TAIL, CAOS e BTAL nel mio portafoglio personale. Considerando le attuali condizioni di mercato, sembra un momento propizio – o forse il peggiore, se non hai ancora investito – per fare un breve riepilogo. Se non sei ancora investito, potrebbe essere troppo tardi per questo ciclo.

Protezione contro i rischi estremi

Jason Buck spiega che le strategie di protezione contro i rischi estremi si basano su tre elementi, di cui puoi sceglierne solo due: convessità, perdita costante e certezza.

  • Convessità: quanto rende la strategia quando i mercati azionari subiscono un forte ribasso. Maggiore è la convessità, minore è l’allocazione necessaria, poiché genera più rendimento per unità di capitale.
  • Perdita costante (bleed): quanto perde la strategia quando i mercati sono tranquilli.
  • Certezza: la strategia funzionerà quando i mercati crolleranno?

Ad esempio, l’ETF TAIL offre convessità e certezza, ma a scapito di una perdita costante elevata.

CAOS è l’ETF di Alpha Architect per il rischio estremo; in realtà, Alpha Architect è solo il fornitore di ETF white-label, mentre il motore del prodotto è gestito da Arin Risk Advisors. CAOS ha alta convessità e bassa perdita costante, ma il prezzo da pagare per questa caratteristica è una certezza non totale. Immaginalo come un tentativo di market timing: il fondo non offre lo stesso livello di protezione in ogni momento, ma acquista “assicurazioni” solo quando il prezzo è conveniente (in realtà, è un mix di acquisto e vendita di assicurazioni).

BTAL è il fondo AGF US Market Neutral Anti-Beta. L’obiettivo di BTAL è fornire un’esposizione costantemente negativa al beta del mercato azionario statunitense. Lo fa investendo principalmente in posizioni lunghe su azioni USA a basso beta e posizioni corte su azioni USA ad alto beta, in modo neutrale rispetto al dollaro e all’interno dei settori. BTAL offre alta certezza e bassa perdita costante, ma non ha convessità.

Come gestire il rischio estremo

Gestire la protezione contro i rischi estremi è come gestire un’assicurazione: può essere complicato. Pagare i premi (la perdita costante) quando non succede nulla riduce i rendimenti del portafoglio. Cercare di anticipare il mercato, però, è rischioso: potresti ritrovarti senza protezione proprio quando ne hai più bisogno.

Analizziamo ora il funzionamento di questi ETF e come utilizzarli efficacemente.

CAOS

Parto da CAOS perché c’è poco da dire.

La strategia dietro CAOS era precedentemente gestita come fondo comune con ticker AVOLX, ma purtroppo PortfolioVisualizer ha rimosso AVOLX dal suo database e TestFol.io non lo ha mai avuto, quindi niente backtest.

Per quel che vale, CAOS ha mostrato buone performance dal suo lancio. Rispetto a una semplice riduzione dell’esposizione ad asset rischiosi (ovvero investire in liquidità), il vantaggio è evidente: CAOS è liquidità CON assicurazione. Forse troppo bello per fidarsi ciecamente, ma merita almeno una piccola allocazione. AVOLX ha dimostrato caratteristiche simili con un track record di 10 anni: questo è rassicurante.

Se vuoi il meglio di entrambi i mondi, la strategia consiste nell’indebitarsi e investire nella protezione contro i rischi estremi. Se riesci a mantenere il costo del prestito vicino al tasso privo di rischio, puoi ottenere i rendimenti completi dai tuoi asset rischiosi (senza sacrificare spazio nel portafoglio, grazie alla leva) e avere un’assicurazione per quando le cose vanno male. La performance di CAOS rispetto a CASHX mostra come funziona in pratica. La bellezza di questa strategia, se continua a performare come in passato, è che non devi fare market timing: basta ribilanciare di tanto in tanto, come faresti con un portafoglio tradizionale.

BTAL

Quello che ho appena scritto è probabilmente più facile da capire nel seguente backtest che utilizza BTAL.

NON STO CONSIGLIANDO DI PRENDERE IN PRESTITO IL 20% E INVESTIRLO TUTTO IN BTAL! Ho usato questa percentuale elevata solo per rendere i risultati più “visibili”. Puoi ottenere un beneficio anche con una percentuale inferiore (ovviamente).

Aggiungere BTAL riduce la volatilità e migliora il rapporto di Sharpe del portafoglio, anche con un costo di prestito dell’1% sopra il tasso di liquidità. Non c’è bisogno di fare market timing o altri aggiustamenti: basta aggiungere BTAL e lasciarlo lavorare. Se pensi che il miglioramento sia modesto, ti direi che è comunque una “gestione del rischio gratuita”. Ma cosa succede se il giocattolo si rompe? È una domanda rilevante. Sto raccogliendo centesimi aggiustati per il rischio davanti a un rullo compressore? La parte corta della strategia può sempre esplodere per ragioni indipendenti dalla strategia stessa: fare short è più complesso che comprare un asset, serve un proprietario disposto a prestarti i titoli a un prezzo ragionevole. A giugno 2020, dopo il crollo del mercato azionario, BTAL è sceso per qualche giorno, per poi riprendersi subito. Questo rischio esiste sempre, ma credo valga la pena correrlo, specialmente con un’allocazione inferiore al 10%.

TAIL

Con TAIL ho provato a replicare una strategia più vicina al market timing, per diverse ragioni. TAIL è una protezione di “primo intervento”: funziona quando i mercati crollano velocemente. Non funziona in un declino graduale come quello del 2022; per questi scenari, ho altri strumenti nel portafoglio, come fondi che seguono il trend.

La strategia descritta nel backtest di TestFol.io ribilancia quando gli elementi del portafoglio si discostano del 30% o più dall’allocazione iniziale. Ho usato questo per simulare ciò che faccio nella realtà, ma in modo più graduale. Quando il mercato è giù del 20%? Inizio a pensare di incassare. Giù del 30%? Cerco di riscuotere l’assicurazione, non di ribilanciarla. In teoria, vorrei essere fuori da TAIL quando tocchiamo il fondo. In pratica? Sarai sempre un po’ in ritardo o un po’ in anticipo. Io preferisco essere in anticipo.

Qui il ribilanciamento è un filo sottile. Farlo troppo spesso è morte per mille tagli. Aspettare troppo a lungo significa perdere il guadagno. C’è una zona di equilibrio perfetta. La maggior parte delle persone ribilancia perché ama fare qualcosa. Qui non si tratta di questo. Si tratta di vendere quando l’offerta per l’assicurazione è al massimo. Vendere il panico.

TAIL aiuta solo in pochi scenari. La maggior parte del tempo? È una perdita costante. Ma è l’assicurazione per le altre assicurazioni – CAOS, BTAL. È la terza ruota, e non quella divertente. Statisticamente è il peggiore. Eppure, è quello che vuoi quando le cose vanno davvero male. Tipo, “telefoni fuori servizio, qual è il mio NAV?” male.

Se c’è una chiamata di margine – non uso molta leva, ma comunque – TAIL è probabilmente l’unico pezzo in positivo. Non “vincente”, ma meno peggio. Questo conta. Avere qualcosa in verde quando tutto il resto sanguina ti dà tempo. Ti dà chiarezza. E tempo e chiarezza sono costosi quando stai perdendo.

La maggior parte del tempo, sembra un peso morto. Ma quando serve? Serve davvero.

La parte che potrebbe farti esplodere la testa

Queste considerazioni valgono per l’investitore generico. In Svizzera, posso dedurre le spese per interessi dal mio reddito. Questo significa che posso acquistare questo tipo di assicurazione gratis e spingere un po’ di più sulla leva; oppure, guardandola da un’altra prospettiva, posso ottenere lo stesso rendimento del tuo portafoglio non leveraggiato con una volatilità inferiore.

Articolo originale di Nicola Protasoni :https://theitalianleathersofa.com/tail-risk-a-quick-guide/

Trend-Following vs ETF Momentum

Per spiegare le differenze tra trend-following ed ETF momentum in modo chiaro e discorsivo, mantenendo lo stile simpatico e ispirato al tono dell’articolo precedente, vediamo di fare luce su questi due approcci che, pur sembrando cugini, hanno personalità ben distinte. Preparati, entriamo nel ring degli investimenti!

Trend-following vs ETF Momentum: un duello epico

Immagina il trend-following e gli ETF momentum come due ballerini su una pista da ballo finanziaria: entrambi si muovono al ritmo del mercato, ma con passi e stili diversi. Entrambi cercano di cavalcare i trend, ma il modo in cui lo fanno, i mercati in cui operano e la loro filosofia di base li rendono unici. Vediamo le differenze principali, punto per punto.

1. Cos’è cosa? La definizione

  • Trend-following: È una strategia di trading basata su regole, spesso usata nei managed futures, che cerca di sfruttare i movimenti di prezzo a breve, medio o lungo termine in una vasta gamma di mercati (azioni, obbligazioni, materie prime, valute, persino cripto!). Non si limita a comprare ciò che sale: può andare long (comprare) quando i prezzi salgono o short (vendere) quando crollano. È un camaleonte che si adatta al mercato, usando segnali tecnici come medie mobili o breakout di canale per decidere quando entrare o uscire. Pensa a un surfista che cavalca l’onda, qualunque sia la direzione.
  • ETF Momentum: Gli ETF momentum sono fondi negoziati in borsa che investono in asset (di solito azioni) che hanno mostrato un forte momentum, cioè che sono saliti di prezzo negli ultimi mesi (tipicamente 6-12 mesi). Questi ETF comprano i “vincitori” recenti e li tengono finché mantengono il loro slancio, per poi ribilanciare periodicamente (es. ogni mese o trimestre). Non vanno short e si concentrano quasi esclusivamente su mercati azionari. È più come un tizio che sceglie i cavalli più veloci per la corsa, ma non scommette mai contro di loro.

Differenza chiave: Il trend-following è più flessibile e opera su più mercati, con la possibilità di guadagnare anche dai ribassi. Gli ETF momentum sono più rigidi, si concentrano solo sulle azioni che salgono e non fanno short selling.

2. Dove ballano? I mercati

  • Trend-following: Questo ballerino si esibisce su un palco globale! Può operare su praticamente qualsiasi mercato liquido: azioni, obbligazioni, materie prime (oro, petrolio, grano), valute (euro, dollaro), futures, e persino asset alternativi. La sua forza è la diversificazione: non dipende da un solo tipo di asset, il che lo rende un’ottima scelta per portafogli all-weather.
  • ETF Momentum: Qui siamo più in una discoteca monotematica. Gli ETF momentum si concentrano quasi esclusivamente sulle azioni (a volte su settori o paesi specifici). Ad esempio, un ETF momentum potrebbe investire nelle 50 azioni dell’S&P 500 che sono salite di più negli ultimi 12 mesi. Raramente si avventurano fuori dal mondo azionario.

Differenza chiave: Il trend-following è un tuttofare che si muove su più mercati, mentre gli ETF momentum sono specializzati in azioni e restano nel loro cortile.

3. Come decidono i passi? La metodologia

  • Trend-following: È un sistema rigoroso, guidato da segnali tecnici. Usa indicatori come medie mobili, breakout di prezzo o filtri di volatilità per identificare i trend. Non si basa su analisi fondamentale (tipo “questa azienda ha un bel bilancio”), ma solo sui movimenti del prezzo. Inoltre, è dinamico: può cambiare direzione rapidamente se il trend si inverte, e può essere long o short a seconda delle condizioni. È come un navigatore GPS che ricalcola il percorso in tempo reale.
  • ETF Momentum: Gli ETF momentum seguono una strategia più semplice e prevedibile. Di solito usano un unico criterio: selezionano asset con il miglior rendimento passato su un periodo prestabilito (es. 6 o 12 mesi) e li tengono per un po’. Il ribilanciamento avviene a intervalli regolari (es. mensile), quindi non reagiscono in tempo reale ai cambiamenti di mercato. Non usano short selling e si basano sull’idea che i vincitori continueranno a vincere (almeno per un po’).

Differenza chiave: Il trend-following è più reattivo e complesso, con segnali tecnici che guidano entrate e uscite rapide, mentre gli ETF momentum sono più statici, con regole semplici e ribilanciamenti periodici.

4. Flessibilità: chi si adatta meglio?

  • Trend-following: È il re dell’adattabilità. Può guadagnare in mercati rialzisti, ribassisti o laterali, grazie alla capacità di andare long o short. È particolarmente utile in periodi di crisi, quando azioni e obbligazioni crollano insieme, perché può sfruttare i ribassi o spostarsi su altri mercati (es. oro o valute). È come un coltellino svizzero: sempre pronto per ogni situazione.
  • ETF Momentum: Qui siamo un po’ più limitati. Gli ETF momentum brillano quando il mercato azionario è in trend rialzista, ma se le azioni crollano o il mercato diventa volatile, possono soffrire. Non avendo la possibilità di andare short o di diversificare su altri mercati, sono più vulnerabili ai ribassi. È come un’auto da corsa: velocissima in pista, ma non proprio adatta al fuoristrada.

Differenza chiave: Il trend-following è un tuttofare che si adatta a qualsiasi condizione di mercato, mentre gli ETF momentum dipendono dai rialzi delle azioni e sono meno versatili.

5. Accessibilità e costi

  • Trend-following: Tradizionalmente, il trend-following era appannaggio di fondi managed futures con costi alti (1-2% annuo) e spesso disponibili solo per investitori istituzionali o con capitali elevati. Tuttavia, come accennato nell’articolo, in Europa sta cambiando il vento: l’iMGP DBi Managed Futures Fund R USD ETF (ticker: DBMFE), quotato su Euronext Paris, offre un’esposizione al trend-following con un costo di gestione di appena lo 0,75%. Una rivoluzione per i piccoli investitori!
  • ETF Momentum: Gli ETF momentum sono generalmente più accessibili e hanno costi bassi (spesso 0,2-0,5% annuo), perché sono strumenti passivi che seguono un indice predefinito. Negli Stati Uniti, ci sono molti ETF momentum (es. iShares MSCI USA Momentum Factor ETF – ticker: MTUM), e anche in Europa si trovano opzioni come l’iShares Edge MSCI World Momentum Factor UCITS ETF. Sono facili da comprare e adatti a chi vuole un approccio “compra e dimentica”.

Differenza chiave: Gli ETF momentum sono più economici e facili da trovare, ma il trend-following sta diventando più accessibile grazie a nuovi ETF come DBMFE, che però hanno costi leggermente più alti.

6. Correlazione e diversificazione

  • Trend-following: La sua forza è la bassa correlazione con azioni e obbligazioni. Poiché opera su più mercati e può andare short, tende a performare bene quando i mercati tradizionali soffrono (es. durante crisi come il 2008). È un’aggiunta perfetta per un portafoglio diversificato che vuole resistere alle tempeste.
  • ETF Momentum: Gli ETF momentum sono fortemente correlati al mercato azionario, perché investono solo in azioni. Se il mercato crolla, è probabile che anche loro soffrano, riducendo il loro valore come diversificatori. Funzionano bene in un contesto di crescita, ma non sono il paracadute che cerchi in una crisi.

Differenza chiave: Il trend-following è un diversificatore stellare, mentre gli ETF momentum sono più un “turbo” per chi crede nel mercato azionario.

Quando scegliere l’uno o l’altro?

  • Scegli il trend-following se:
    • Vuoi un’arma segreta per diversificare il portafoglio.
    • Cerchi una strategia che possa guadagnare anche in mercati ribassisti o volatili.
    • Sei disposto a studiare un po’ (o a pagare un ETF come DBMFE) per accedere a una strategia più complessa.
    • Vuoi esposizione a mercati diversi dalle azioni, come materie prime o valute.
  • Scegli un ETF momentum se:
    • Vuoi un modo semplice e a basso costo per cavalcare i trend azionari.
    • Credi che il mercato azionario continuerà a salire.
    • Non vuoi complicarti la vita con strategie complesse o short selling.
    • Preferisci un approccio passivo che si ribilanci automaticamente.

Conclusione: due facce della stessa medaglia? Non proprio

Il trend-following e gli ETF momentum sono come due fratelli che si somigliano, ma hanno caratteri diversi. Il trend-following è l’avventuriero globetrotter, pronto a tutto, che guadagna sia nei rialzi che nei ribassi e si muove su ogni mercato. L’ETF momentum è il fratello più tranquillo, che ama la vita comoda delle azioni e scommette solo sui vincitori. Entrambi possono trovare posto in un portafoglio, ma se cerchi diversificazione e protezione dalle crisi, il trend-following (magari tramite un ETF come DBMFE) è il tuo asso nella manica. Se invece vuoi solo un po’ di pepe azionario, un ETF momentum è più che sufficiente.

“Stipendio o Verità? La Lezione di Upton Sinclair per la Tua Finanza Personale”

Un uomo non può capire qualcosa, se il suo stipendio dipende dal non capirla: la trappola dell’interesse personale

Immagina di essere seduto a un tavolo da poker. Hai una mano schifosa, ma il tuo capo ti paga solo se continui a bluffare e a dire che hai un full d’assi. Che fai? Continui a giocare, no? Ecco, questa è la versione semplificata di una delle verità più scomode e geniali mai formulate: “Un uomo non può capire qualcosa, se il suo stipendio dipende dal non capirla”. Questa frase, attribuita al grande scrittore e giornalista americano Upton Sinclair, è un pugno nello stomaco per chiunque si occupi di finanza personale, ma anche per chiunque viva in un mondo dove i conflitti di interesse sono più comuni del pane. Oggi ti porto in un viaggio lungo, ma divertente, per capire come questa idea si applica alla tua vita finanziaria, chi l’ha pensata per primo, e come puoi usarla per non farti fregare.

Chi era Upton Sinclair e perché questa frase è un capolavoro?

Prima di tuffarci nel mondo dei soldi, facciamo un passo indietro. Upton Sinclair, nato nel 1878, non era un tizio qualunque. Scrittore, attivista e osservatore acuto della società americana, è famoso per il suo romanzo The Jungle (1906), che ha svelato gli orrori dell’industria della carne a Chicago, spingendo il governo a introdurre regolamenti sanitari. Sinclair non era uno che le mandava a dire: guardava il mondo con occhi critici e aveva il dono di tradurre verità complesse in frasi che ti rimanevano incollate al cervello.

La citazione in questione viene da un suo libro del 1935, I, Candidate for Governor: And How I Got Licked, dove raccontava la sua esperienza come candidato governatore della California. Sinclair si era scontrato con un sistema politico e mediatico che sembrava cieco di fronte a certe verità, non perché fossero difficili da capire, ma perché ammetterle avrebbe messo a rischio carriere, stipendi e privilegi. Da qui, la sua frase bomba: non è che la gente non capisce, è che non vuole capire, perché il suo benessere economico dipende dall’ignorare la realtà.

Questa idea non è solo una frecciatina cinica. È una lente per guardare il mondo, specialmente quello della finanza personale, dove conflitti di interesse, consigli interessati e bias cognitivi sono all’ordine del giorno. Pronto a scoprire come questa frase può salvarti il portafoglio?

La trappola dell’interesse personale nella finanza

Immagina di andare dal tuo consulente finanziario. È un tipo in giacca e cravatta, con un sorriso smagliante e un ufficio che sembra uscito da un film di Hollywood. Ti propone un fondo d’investimento “fantastico” con rendimenti garantiti (spoiler: i rendimenti garantiti non esistono). Tu, che non sei un esperto, ti fidi. Peccato che quel fondo abbia commissioni altissime e che il consulente guadagni una bella fetta ogni volta che lo vendono. Può lui, in tutta onestà, dirti che quel fondo è una schifezza? Difficile, perché il suo stipendio dipende dal vendertelo.

Ecco il cuore del problema: quando il reddito di una persona è legato a una certa narrativa, quella persona farà di tutto per difenderla, anche a costo di ignorare la verità. Questo succede ovunque nel mondo della finanza personale. Pensiamo a:

  • Banche e promotori finanziari: Spesso spingono prodotti complessi o poco convenienti (polizze vita, fondi a gestione attiva con costi esorbitanti) perché guadagnano commissioni. Non è che non capiscono che un ETF a basso costo potrebbe essere meglio per te; è che il loro stipendio non glielo permette.
  • Guru della finanza online: Hai presente quei tizi su YouTube che promettono di farti diventare milionario in sei mesi con il trading di criptovalute? Molti di loro guadagnano con corsi, affiliazioni o sponsorizzazioni. Non possono dirti che il trading è rischioso e che il 90% dei trader perde soldi, perché il loro business crollerebbe.
  • Aziende e pubblicità: Le grandi corporation spendono miliardi in marketing per convincerti che hai bisogno del loro ultimo prodotto. Il loro obiettivo non è il tuo benessere finanziario, ma il loro profitto. Non possono “capire” che magari non hai bisogno di un nuovo smartphone ogni anno.

Come questa frase si applica alla tua vita quotidiana

Ok, ma non sei un consulente finanziario né un guru di criptovalute. Come ti riguarda questa frase? Beh, il concetto di Sinclair non si limita a chi vende prodotti finanziari. Si applica anche a te, al modo in cui prendi decisioni e al modo in cui il tuo “stipendio” (o il tuo stile di vita) influenza ciò che scegli di credere. Ecco qualche esempio pratico:

  • Il mutuo infinito: Hai comprato casa con un mutuo trentennale. Ogni mese ti sembra di buttare soldi in un pozzo senza fondo, ma ti convinci che “è un investimento” perché l’alternativa (ammettere che forse non era il momento giusto per comprare) è troppo dolorosa. Il tuo “stipendio” emotivo dipende dal credere che hai fatto la scelta giusta.
  • Lo stile di vita gonfiato: Spendi 500 euro al mese in abbonamenti, cene fuori e vestiti nuovi perché “te lo meriti”. Anche se il tuo conto in banca piange, non vuoi capire che potresti tagliare queste spese, perché il tuo ego dipende dal mantenere quel tenore di vita.
  • Il lavoro che odi: Resti in un lavoro che ti fa schifo perché lo stipendio è buono e ti permette di pagare le bollette. Non riesci a “capire” che potresti reinventarti o cercare qualcosa di più appagante, perché la sicurezza economica ti tiene in ostaggio.

In ognuno di questi casi, non è che non vedi la verità. È che la verità è scomoda, e il tuo benessere immediato (economico o psicologico) ti spinge a ignorarla.

Come difendersi: 5 strategie per non cadere nella trappola

Ora che abbiamo capito il problema, come facciamo a non farci fregare? Ecco cinque strategie pratiche per applicare la saggezza di Sinclair alla tua finanza personale, senza perdere il sorriso.

1. Fidati, ma verifica

Non prendere per oro colato i consigli di chi ha un interesse economico nel venderti qualcosa. Che sia il tuo consulente, un influencer o la pubblicità di una banca, chiediti sempre: “Cosa ci guadagnano loro?”. Poi verifica le informazioni. Usa risorse indipendenti come siti di educazione finanziaria (ad esempio, Morningstar o Investopedia e tutti gli altri siti che ho elencato nel mio blog ) , legg libri di autori rispettati come Manuale dell’investitore consapevole o tutti gli altri libri che puoi trovare anche sul mio blog .

2. Impara le basi

Non serve essere un genio della finanza, ma conoscere le basi ti rende meno vulnerabile. Impara cosa sono gli ETF, i fondi indicizzati, i tassi d’interesse e i costi nascosti dei prodotti finanziari. Un buon punto di partenza è il libro The Little Book of Common Sense Investing di John Bogle, che spiega come investire in modo semplice ed efficace. Più sai, meno dipendi dai consigli di chi potrebbe avere un’agenda nascosta.

3. Metti in discussione te stesso

Chiediti: “Sto ignorando una verità scomoda perché mi fa comodo?”. Ad esempio, se stai spendendo più di quanto guadagni, affronta la realtà invece di nasconderti dietro frasi come “Tanto poi recupero”. Tieni un diario delle tue spese per un mese: vedrai nero su bianco dove vanno i tuoi soldi e sarà più difficile mentire a te stesso.

4. Cerca consiglieri indipendenti

Se hai bisogno di un consulente finanziario, scegli qualcuno che sia pagato a parcella (fee-only), non a commissioni. Questi professionisti non guadagnano vendendoti prodotti specifici, quindi hanno meno incentivi a spingerti verso scelte sbagliate.

5. Abbraccia il lungo termine

Molti conflitti di interesse nascono perché le persone (e le aziende) cercano guadagni immediati. Tu, invece, pensa al lungo termine. Investi in modo diversificato, evita mode passeggere come le cripto-manie e concentrati su obiettivi realistici. Come diceva Warren Buffett, “Se non sei disposto a possedere un’azione per 10 anni, non pensare nemmeno di possederla per 10 minuti”.

La lezione di Sinclair: la verità è il tuo superpotere

Torniamo per un attimo a Upton Sinclair. La sua frase non è solo un monito sui conflitti di interesse, ma anche un invito a cercare la verità, anche quando è scomoda. Nel mondo della finanza personale, questo significa prendere il controllo delle tue scelte, informarti e non lasciare che il tuo “stipendio” (o quello di qualcun altro) ti accechi.

Sinclair ci ricorda che la verità non è sempre facile da accettare, ma è l’unico modo per costruire una vita finanziaria solida. Non è un caso che la sua idea sia sopravvissuta quasi un secolo: è universale, tagliente e, ammettiamolo, anche un po’ divertente nella sua brutalità. La prossima volta che qualcuno ti propone un investimento “imperdibile” o ti ritrovi a giustificare una spesa assurda, pensa a Sinclair e chiediti: “Sto capendo davvero, o sto solo proteggendo il mio stipendio?”.

Conclusione: prendi il controllo

La finanza personale non è solo una questione di numeri: è una battaglia contro i bias, le pressioni esterne e, sì, anche contro noi stessi. La frase di Upton Sinclair è un faro che ci guida in questo mare di interessi contrastanti. Non possiamo eliminare tutti i conflitti di interesse, ma possiamo imparare a riconoscerli e a proteggere i nostri soldi (e la nostra sanità mentale).

Quindi, la prossima volta che ti trovi di fronte a una decisione finanziaria, fermati un attimo. Respira. E chiediti: “Cosa sto ignorando solo perché mi fa comodo?”. Potresti scoprire che la verità, per quanto scomoda, è il miglior investimento che puoi fare.

I Bond Vigilantes: I Cowboy del Mercato Obbligazionario


Benvenuti, amici del portafoglio! Oggi ci tuffiamo in un argomento che sembra uscito da un western finanziario: i bond vigilantes. No, non sono pistoleri con cappelli da cowboy e obbligazioni al posto delle pistole (anche se l’immagine è divertente), ma investitori che, con le loro mosse sul mercato, tengono a bada governi spendaccioni e banche centrali troppo rilassate. Preparatevi a un viaggio tra tassi d’interesse, titoli di Stato e un pizzico di dramma economico, scritto con un tono leggero ma con tutte le informazioni che vi servono per capire chi sono questi “vigilanti” e perché ultimamente sono tornati a far parlare di sé.
Chi Sono i Bond Vigilantes? Una Definizione con un Sorriso
Immaginate un gruppo di investitori incappucciati (metaforicamente, eh!) che scrutano i bilanci pubblici con la stessa attenzione con cui vostra nonna controllava le offerte al mercato. I bond vigilantes sono quei trader o grandi istituzioni – pensate a fondi pensione, hedge fund o assicurazioni – che comprano e vendono obbligazioni, spesso titoli di Stato, per “punire” chi, secondo loro, sta gestendo male i soldi pubblici. Se un governo spende troppo o stampa moneta come se non ci fosse un domani, questi signori vendono i bond, fanno crollare i prezzi e alzano i rendimenti. Risultato? Prestiti più cari per il colpevole di turno.
Il termine è stato coniato negli anni ’80 da Ed Yardeni, un economista con un debole per le metafore efficaci. All’epoca, negli Stati Uniti, l’inflazione galoppava felice e la Federal Reserve sembrava troppo morbida. I bond vigilantes entrarono in scena, vendendo titoli del Tesoro a mani basse e spingendo i tassi d’interesse alle stelle. “Ehi, Fed, svegliati!” sembrava il loro grido di battaglia. E funzionò: la Fed alzò i tassi, e l’inflazione tornò a più miti consigli.
Un Po’ di Storia: Quando i Vigilantes Cavalcavano Liberi
Facciamo un salto indietro. Negli anni ’80, i rendimenti dei Treasury a 10 anni schizzarono dall’11,5% a quasi il 14% in un anno, come racconta un articolo di ING del 2023. Perché? I vigilantes non erano contenti delle politiche economiche di allora e decisero di farsi sentire. Stessa storia negli anni ’90, sotto l’amministrazione Clinton: la spesa pubblica esplose, e i rendimenti dei Treasury balzarono dal 5% all’8% in dodici mesi. I vigilantes dissero “no, grazie” ai bond troppo rischiosi e costrinsero il governo a ripensarci.
Poi arrivò la crisi del 2008, e i bond vigilantes si fecero un pisolino. Le banche centrali, con il loro quantitative easing (QE), inondarono i mercati di liquidità, comprando obbligazioni a destra e manca e tenendo i tassi bassi. “Vigilantes? Quali vigilantes?” sembrava dire la Fed, mentre i rendimenti restavano schiacciati. Ma il sonno non dura per sempre, e dal 2022, con l’inflazione che ha rialzato la testa, questi cowboy finanziari si sono rimessi in sella.
Il Caso Truss: Una Lezione Britannica
Parliamo di un episodio recente che ha fatto scuola: il disastro di Liz Truss, ex premier britannica. Nel settembre 2022, appena salita al potere, annunciò un piano ambizioso: tagli fiscali da miliardi di sterline, finanziati con nuovo debito. I bond vigilantes alzarono un sopracciglio e dissero: “Aspetta un attimo, cara, chi paga il conto?”. Iniziò una vendita massiccia di Gilt (i titoli di Stato inglesi), i rendimenti schizzarono, la sterlina crollò e i fondi pensione britannici entrarono in crisi. Risultato? Truss durò meno di un’insalata in frigo: 44 giorni dopo, era fuori. Come scrive InvestireOggi.it (gennaio 2025), questo è stato il ritorno in grande stile dei vigilantes nel mondo ricco, dopo anni di letargo.
Come Funzionano? Il Meccanismo Spiegato Facile
Ok, mettiamola giù semplice. I bond hanno un rapporto inverso tra prezzo e rendimento: se il prezzo cala, il rendimento sale. Quando i vigilantes vendono titoli di Stato in massa, i prezzi crollano e i tassi d’interesse che il governo deve pagare per finanziarsi schizzano in alto. È come se dicessero: “Vuoi spendere come un matto? Bene, ti costerà caro!”. Questo meccanismo non colpisce chi tiene i bond fino a scadenza, ma mette nei guai chi deve emettere nuovo debito, come i governi.
Prendiamo gli Stati Uniti oggi: i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono saliti al 4,6% nell’ottobre 2023, quasi il doppio della media decennale, secondo ING. Perché? I vigilantes vedono deficit enormi e si aspettano che il Tesoro emetta sempre più debito per sostenere guerre (Ucraina, Israele) e promesse elettorali. Ma non tutti sono d’accordo: Bill Ackman, un famoso investitore, ha mollato la sua scommessa contro i Treasury, dicendo che il rischio globale è troppo alto. Segno che anche tra i vigilantes c’è chi ha paura di esagerare.
I Vigilantes Oggi: Un Risveglio Globale
Dal 2022, l’inflazione ha svegliato i vigilantes dal loro torpore. Le banche centrali, dopo anni di tassi a zero, hanno dovuto alzare il costo del denaro, lasciando più spazio al mercato per fare il suo lavoro. In Francia, per esempio, il deficit pubblico è fuori controllo e i rendimenti dei bond sono saliti, con gli spread contro i Bund tedeschi che si allargano, come nota InvestireOggi.it. Emmanuel Macron ha persino avvertito di una possibile “tempesta finanziaria” se i conti non tornano.
E in Italia? Per ora, i vigilantes ci guardano da lontano. I BTP a 10 anni sono al 4% circa, ma il nostro debito monstre (oltre il 140% del PIL) potrebbe attirare la loro attenzione. Come dice Alfonso Peccatiello su Investing.com (novembre 2024), i veri vigilantes si scatenano quando i rendimenti salgono e la valuta crolla. Per ora, l’euro tiene, ma meglio non abbassare la guardia.
Non Sono Moralisti, Sono Pragmatici
Un errore da non fare? Pensare che i bond vigilantes siano dei paladini della giustizia fiscale. Non gli importa se un governo spende per scuole o carrarmati: guardano solo i numeri. Se il deficit cresce troppo o l’inflazione minaccia i loro investimenti, agiscono. Punto. PIMCO, in un’analisi del 2024, li descrive come un “freno naturale” alla spesa pubblica incontrollata, ma senza alcun giudizio morale. Sono pragmatici, non missionari.
E Gli Stati Uniti? Un Caso Speciale
Negli USA, i vigilantes devono vedersela con un gigante: il dollaro, valuta di riserva mondiale. Anche se il debito pubblico è esploso e i deficit restano alti (10% del PIL, secondo Phastidio.net, gennaio 2025), Washington ha un asso nella manica. “Il debito in dollari è un’armatura”, scrive InvestireOggi.it. I vigilantes possono spingere i rendimenti, ma difficilmente metteranno in ginocchio gli Stati Uniti nel breve termine. Trump o non Trump, il Tesoro può stampare dollari e il mondo continuerà a comprarli. Per ora.
Cosa Possiamo Imparare per il Nostro Portafoglio?
Ok, ma tutto questo cosa c’entra con noi, comuni mortali che cerchiamo di far crescere i risparmi? Tanto! I bond vigilantes influenzano i tassi d’interesse, e quindi i rendimenti dei nostri investimenti in obbligazioni, mutui e conti deposito. Se i rendimenti salgono, i bond che già possediamo perdono valore (a meno che non li teniamo fino a scadenza), ma i nuovi titoli diventano più attraenti. E se i vigilantes si arrabbiano con l’Italia? Beh, i BTP potrebbero offrire tassi più alti, ma con più rischio.
Il consiglio? Diversificate. PIMCO suggerisce di puntare su obbligazioni a breve-media scadenza (meno sensibili ai tassi) e di guardare oltre confine, magari a Paesi come Australia o Regno Unito, con finanze più solide. E, soprattutto, tenete d’occhio l’inflazione: è lei che sveglia i vigilantes.
Conclusione: I Vigilantes Sono Tra Noi
I bond vigilantes non sono un mito, ma una forza reale che tiene i governi sulle spine. Non indossano mantelli, ma muovono miliardi con un clic. Dopo anni di sonno, sono tornati, e il 2025 potrebbe essere il loro anno d’oro. Per noi investitori, sono un promemoria: il mercato non dorme mai, e nemmeno noi dovremmo. Quindi, tenete il cappello da cowboy pronto, leggete i bilanci pubblici con un sorriso e ricordate: in finanza, come nel Far West, vince chi sa cavalcare l’onda giusta.

No bitcoin ETFs at Vanguard? Here’s why

Perché Vanguard dice no ai Bitcoin ETF: una scelta per gli investitori di lungo termine

Negli ultimi tempi, l’arrivo degli ETF spot su Bitcoin ha fatto parlare molto, suscitando entusiasmo in alcune nicchie del mondo finanziario. Tuttavia, Vanguard, uno dei colossi della gestione patrimoniale, ha deciso di non cavalcare quest’onda. Non solo non lancerà un proprio ETF su Bitcoin o altri prodotti legati alle criptovalute, ma non offrirà nemmeno quelli di altri emittenti sulla sua piattaforma di intermediazione. In un’intervista, due figure chiave di Vanguard – Janel Jackson, responsabile globale dei mercati di capitali ETF e delle relazioni con broker e indici, e Andrew Kadjeski, capo del settore brokerage e investimenti – spiegano il perché di questa scelta.

Nessun ETF su Bitcoin all’orizzonte per Vanguard

Ci sono piani per lanciare un ETF su Bitcoin?
Jackson è chiara: “No, allo stato attuale delle criptovalute come classe di attivi, Vanguard non ha intenzione di lanciare un proprio ETF su Bitcoin o altri prodotti legati al mondo crypto. Quando scegliamo quali prodotti offrire, valutiamo diversi aspetti: il loro valore di investimento a lungo termine, l’allineamento con le esigenze dei nostri clienti e la loro sostenibilità. Nonostante il recente aumento dell’interesse per Bitcoin e criptovalute, non crediamo che al momento abbiano un ruolo appropriato nei portafogli orientati al lungo termine.”

Vanguard segue un processo rigoroso per decidere quali prodotti lanciare. Ogni idea di investimento deve superare quattro “filtri”: merito di investimento, necessità dei clienti, vantaggio competitivo e fattibilità. Questo approccio selettivo garantisce che solo i prodotti più solidi arrivino sul mercato. Curiosamente, però, Vanguard guarda con interesse alla tecnologia blockchain, che sta dietro alle criptovalute. Jackson spiega: “Riteniamo che il blockchain possa rendere i mercati più efficienti in molte applicazioni, al di là delle criptovalute, e stiamo investendo in ricerca su questo fronte.”

Perché Vanguard non offre prodotti crypto sulla sua piattaforma?

Kadjeski sottolinea il motivo principale: “Gli investitori hanno molte opzioni per gestire i loro risparmi, sia per la pensione, l’educazione dei figli o il fondo di emergenza. Chi sceglie Vanguard sa che mettiamo i loro interessi al primo posto. Questo si riflette nei prodotti e servizi che offriamo – o che decidiamo di non offrire.”

Sarebbe stato semplice per Vanguard aprire le porte a prodotti legati alle criptovalute, ma la società ha scelto un’altra strada. “La nostra piattaforma è pensata per investitori di lungo termine, che comprano e mantengono i loro investimenti,” continua Kadjeski. “Non puntiamo a seguire le mode del momento.”

Jackson aggiunge: “Per Vanguard, le criptovalute sono più una speculazione che un investimento. A differenza delle azioni, che rappresentano una quota di un’azienda con prodotti, servizi e spesso dividendi, o delle obbligazioni, che generano flussi di interessi, le criptovalute non hanno un valore economico intrinseco né flussi di cassa. Anche se classificate come commodity, sono una classe di attivi immatura, con una storia breve e una volatilità estrema che può destabilizzare un portafoglio.”

Un recente articolo di Morningstar ha evidenziato come anche una piccola allocazione del 5% in Bitcoin in un portafoglio bilanciato tradizionale possa aumentarne drasticamente il rischio, proprio a causa della volatilità del Bitcoin. Kadjeski lo conferma con un esempio: “Negli ultimi tre anni, il prezzo del Bitcoin è salito fino al 150% e crollato fino al 77%. Calo a doppia cifra sono la norma per le criptovalute. Per recuperare un -50%, serve un +100%. Più un asset è volatile, più spinge a fare trading, ma noi vogliamo aiutare gli investitori a risparmiare di più, tradare di meno e mantenere una visione di lungo termine.”

Una scelta coerente con la storia di Vanguard

Non è la prima volta che Vanguard prende una posizione controcorrente. Jackson ricorda: “Negli anni ’90, avremmo potuto sfruttare il boom dei fondi internet, ma ci siamo chiesti: ‘È davvero nell’interesse di lungo termine dei nostri clienti?’ Col senno di poi, credo che abbiamo fatto la scelta giusta.” Kadjeski aggiunge che decisioni simili sono state prese anche per la piattaforma di intermediazione: nel 2019, Vanguard ha eliminato fondi ed ETF a leva o inversi, spesso fraintesi e rischiosi, e nel 2022 ha escluso la maggior parte delle azioni over-the-counter, note per la loro bassa liquidità e i rischi elevati.

Jackson conclude: “Sappiamo che la nostra posizione sulle criptovalute non piacerà a tutti, ma molti investitori apprezzano la nostra coerenza. La nostra missione – offrire agli investitori la miglior chance di successo – non è solo uno slogan. È parte del nostro DNA, e con questa decisione restiamo fedeli a ciò che siamo.”

In un mondo finanziario pieno di mode passeggere, Vanguard continua a puntare sulla stabilità e sul lungo termine, anche a costo di andare controcorrente. Una lezione di disciplina che, forse, può ispirare anche i risparmiatori più curiosi di novità.

Articolo orginale di Janel Jackson and Andrew Kadjeski : No bitcoin ETFs at Vanguard? Here’s why

10 Fund Review Considerations For ETFs

Ecco alcune considerazioni chiave quando si analizzano gli Exchange-Traded Funds (ETF) sul mio blog Picture Perfect Portfolios. Tieni presente che le mie conoscenze si fermano a settembre 2021, quindi potrebbero esserci stati sviluppi nel mercato degli ETF da allora. È sempre consigliabile consultare un consulente finanziario o condurre ulteriori ricerche per ottenere le informazioni più aggiornate. Ecco alcuni fattori da considerare quando si analizzano gli ETF:

Obiettivo e Strategia: Comprendere in dettaglio l’obiettivo di investimento e la strategia dell’ETF. Determinare se si concentra su una specifica classe di attivi (es. azioni, obbligazioni, materie prime) o su un tema di investimento (es. tecnologia, sanità, mercati emergenti). Valutare se la strategia è in linea con i tuoi obiettivi di investimento e la tua tolleranza al rischio.

Performance: Valutare la performance dell’ETF su diversi periodi di tempo, inclusi rendimenti a breve e lungo termine. Confrontare la sua performance con benchmark pertinenti o ETF simili nella stessa categoria. Cerca rendimenti consistenti e competitivi, ma ricorda che le performance passate non garantiscono risultati futuri.

Rapporto di Spesa: Considerare il rapporto di spesa, che rappresenta le commissioni di gestione annuali e altre spese operative dell’ETF. Rapporti di spesa più bassi sono generalmente preferibili poiché influiscono direttamente sui rendimenti complessivi. Confronta i rapporti di spesa tra ETF simili per trovare opzioni convenienti senza compromettere la qualità.

Errore di Tracciamento: Valutare l’errore di tracciamento dell’ETF, che misura quanto fedelmente replica la performance del suo indice o benchmark sottostante. Un errore di tracciamento più basso indica un migliore allineamento delle performance. Analizza l’errore di tracciamento su diversi periodi e condizioni di mercato per valutarne la coerenza.

Liquidità: Valutare la liquidità dell’ETF esaminando il volume medio giornaliero di scambi e gli asset sotto gestione (AUM). Una maggiore liquidità comporta generalmente spread bid-ask più ristretti e una migliore esecuzione degli scambi. Una liquidità più bassa può portare a spread più ampi e potenziali difficoltà nell’acquisto o nella vendita di quote, specialmente in condizioni di mercato volatili.

Partecipazioni e Diversificazione: Analizzare le partecipazioni dell’ETF per determinarne il livello di diversificazione e l’allineamento con la tua strategia di investimento. Cerca trasparenza riguardo agli attivi sottostanti Borsa: Analizza la concentrazione delle partecipazioni, incluse le principali partecipazioni e le allocazioni settoriali, per comprendere le esposizioni al rischio e i potenziali impatti sulla performance.

Gestore del Fondo e Fornitore: Ricercare la reputazione, l’esperienza e il track record del fornitore dell’ETF e del gestore del fondo responsabile della gestione dell’ETF. Valutare la loro competenza nella specifica classe di attivi o strategia di investimento. Considera le loro performance passate e la capacità di adattarsi alle condizioni di mercato mutevoli.

Efficienza Fiscale: Valutare l’efficienza fiscale dell’ETF, che si riferisce alla sua capacità di minimizzare eventi imponibili come le distribuzioni di plusvalenze. Cerca ETF con una storia di utilizzo di strategie per ridurre le passività fiscali, come creazioni e riscatti in natura o raccolta di perdite fiscali.

Considerazioni Regolamentari e Strutturali: Comprendere la struttura dell’ETF e eventuali fattori regolamentari associati. Determinare se è fisicamente supportato, cioè detiene gli attivi sottostanti effettivi, o sintetico, dove utilizza derivati per replicare la performance dell’indice. Sii consapevole di eventuali cambiamenti regolamentari o rischi che potrebbero influenzare la performance o le operazioni dell’ETF.

Recensioni e Ricerche: Leggi recensioni, rapporti di ricerca e analisi da fonti affidabili. Considera le intuizioni di pubblicazioni finanziarie, società di ricerca indipendenti o analisti professionisti. Cerca diverse prospettive e opinioni per ottenere una comprensione completa dei punti di forza e delle debolezze dell’ETF. Tendo a coprire ETF unici rispetto ai fondi mainstream, inclusi fondi efficienti in termini di capitale, azioni focalizzate sui fattori e ETF di allocazione degli attivi.

Ricorda, investire in ETF comporta rischi, inclusa la potenziale perdita del capitale. Considera la tua situazione finanziaria personale, gli obiettivi di investimento e la tolleranza al rischio prima di prendere decisioni di investimento. Consulta un consulente finanziario o conduci una ricerca approfondita per assicurarti che l’ETF sia in linea con i tuoi obiettivi di investimento.

Articolo originale di Nomadic Samuel : https://pictureperfectportfolios.com/category/etfs/

La Rivoluzione dei Business di Coda: Piccole Idee, Grandi Profitti

I Business di Coda: La Magia Nascosta Dietro le Nicchie

Immagina un mondo in cui non devi per forza vendere hamburger a milioni di persone per fare soldi. Un mondo in cui puoi guadagnare bene anche vendendo, che ne so, cappelli fatti a mano per pappagalli o corsi online su come parlare con le piante. Questo, amici miei, è il regno dei business di coda, un concetto che sembra uscito da un film di fantascienza ma che in realtà è una delle idee più rivoluzionarie dell’economia moderna. Oggi vi porto a spasso in questo universo parallelo, dove le nicchie regnano sovrane e i numeri piccoli possono diventare grandi successi. Preparate un caffè (o un succo, se siete tipi da vitamina C) e partiamo!

Che Diamine Sono i Business di Coda?

Per capire i business di coda, dobbiamo prima fare un salto nel passato, quando il mondo degli affari era dominato dai blockbuster. Pensa ai grandi magazzini pieni di CD dei Backstreet Boys o ai cinema che proiettavano Titanic per mesi. In quel mondo, il successo si misurava con la regola dell’80/20: il 20% dei prodotti (i più popolari) generava l’80% dei profitti. Tutto il resto? Roba da mercatino dell’usato.

Poi è arrivato un tizio di nome Chris Anderson, che nel 2004 ha scritto un articolo (e poi un libro) intitolato The Long Tail . Anderson ha detto: “Ehi, aspetta un attimo! Con internet, le regole stanno cambiando”. La sua idea era semplice ma geniale: grazie alla tecnologia digitale, non devi più puntare solo sui grandi successi. Puoi guadagnare anche vendendo piccole quantità di prodotti super specifici a un pubblico ristretto ma appassionato. Questa è la “Long Tail”: una curva che parte con i bestseller (la testa) e poi si allunga all’infinito con migliaia di prodotti di nicchia (la coda).

Facciamo un esempio pratico. Se vai in un negozio di dischi vecchio stile, trovi magari 50 titoli: i più venduti, quelli che piacciono a tutti. Ma su Spotify? Puoi ascoltare una band metal norvegese che ha 12 fan in tutto il mondo o un tizio che suona il theremin in cantina. La coda lunga è proprio questo: un mercato infinito di piccole opportunità.

Come Funzionano? La Ricetta della Coda

Ok, ma come si fa a trasformare questa teoria in un business vero? È più semplice di quanto sembri, ma ci vuole un po’ di astuzia. Ecco gli ingredienti principali:

  1. Digitalizzazione e Zero Costi di Magazzino
    Nei negozi fisici, lo spazio è limitato. Se vendi libri, non puoi tenere in negozio “Manuale per allevare lumache da corsa” perché occupa posto e probabilmente lo comprano in due all’anno. Ma online? Su Amazon o su un sito tuo, quel libro può stare lì per sempre, senza costi di affitto o polvere da spolverare. La digitalizzazione abbatte le barriere fisiche e ti permette di offrire un catalogo infinito.
  2. Motori di Ricerca e Algoritmi
    La coda lunga funziona solo se la gente trova quello che cerca. Ecco perché Google, Amazon e compagnia bella sono i migliori amici di questi business. Scrivi “calzini a tema unicorni” su un motore di ricerca e, voilà, trovi un negozio online che li vende. Gli algoritmi di raccomandazione (“Ti piace questo? Prova quest’altro!”) fanno il resto, spingendo i prodotti di nicchia sotto il naso dei clienti giusti.
  3. Passione e Community
    I clienti della coda lunga non sono tipi da “compro la prima cosa che vedo”. Sono fanatici, collezionisti, nerd di qualcosa. Se vendi action figure di film anni ’80, il tuo pubblico non vuole solo un pupazzetto: vuole sapere la storia del personaggio, il dietro le quinte del film, magari anche un podcast su come pulire la plastica ingiallita. Costruire una community intorno alla tua nicchia è la chiave per farli tornare.
  4. Scalabilità Piccola ma Potente
    Non devi vendere milioni di pezzi. Magari vendi 10 corsi di giardinaggio per cactus al mese, ma a 100 euro l’uno. O 50 stampe artistiche di gatti steampunk a 20 euro ciascuna. I numeri sono piccoli, ma i margini possono essere altissimi, perché stai parlando a un pubblico che non trova alternative altrove.

L’Evoluzione: Da eBay a OnlyFans

I business di coda non sono nati ieri. Pensate a eBay negli anni ’90: un posto dove potevi vendere quel vecchio Game Boy rotto o una collezione di francobolli della nonna. Era già la “coda lunga” in azione! Ma col tempo, questi business si sono evoluti, cavalcando le onde della tecnologia e dei cambiamenti sociali.

  • Amazon e il Boom dell’E-commerce
    Amazon è il re della coda lunga. Non vende solo i bestseller di Stephen King, ma anche quel manuale di 300 pagine su come costruire un aquilone a forma di drago. Grazie alla logistica e al print-on-demand, oggi puoi persino pubblicare un libro che vende 5 copie all’anno e guadagnarci comunque.
  • Piattaforme Creative: Etsy e Patreon
    Etsy ha trasformato gli hobbisti in imprenditori: vendi collane fatte con gusci di noci di cocco? C’è un mercato per te! Patreon, invece, permette ad artisti, scrittori e musicisti di guadagnare dai fan più fedeli, anche se sono solo 50 persone sparse per il mondo.
  • Il Fenomeno OnlyFans
    Sì, anche OnlyFans è un business di coda! Creator di nicchia (non solo quelli che pensi tu, ma anche chef, personal trainer o esperti di tarocchi) trovano un pubblico ristretto ma disposto a pagare per contenuti esclusivi. È la coda lunga applicata al massimo: personalizzazione e connessione diretta.
  • AI e Automazione
    Oggi, con l’intelligenza artificiale, puoi creare prodotti di nicchia in modo ancora più veloce. Vuoi un e-book su “Come allenare il tuo criceto a fare yoga”? Un’AI può scriverlo in un’ora, e tu lo vendi a 10 euro a una manciata di appassionati. La tecnologia sta rendendo la coda sempre più lunga e accessibile.

Perché Sono Così Importanti?

Ora che abbiamo capito cosa sono e come funzionano, la domanda da un milione di dollari: perché i business di coda contano così tanto? Spoiler: perché stanno cambiando il mondo, un pezzettino alla volta.

  1. Democratizzazione del Business
    Non serve più essere una multinazionale per fare soldi. Con un laptop e una connessione internet, chiunque può avviare un’attività di nicchia. Sei un esperto di modellismo ferroviario? Puoi vendere guide, pezzi rari o video tutorial e vivere della tua passione. La coda lunga dà potere ai piccoli.
  2. Diversità e Scelta
    Senza la coda lunga, saremmo tutti condannati a mangiare solo pizza margherita e ascoltare solo pop da classifica. Invece, oggi puoi scoprire un podcast su come fare il sapone con le alghe o comprare una lampada a forma di medusa. È un’esplosione di creatività e varietà.
  3. Resilienza Economica
    I grandi blockbuster possono crollare (ricordi Blockbuster, il negozio di noleggio video?). I business di coda, invece, sono più resistenti: si basano su tanti piccoli flussi di reddito, non su un unico grande successo. Se un prodotto non vende, ce ne sono altri mille nella coda a tenere in piedi il tutto.
  4. Connessione Umana
    In un mondo sempre più impersonale, i business di coda riportano il contatto diretto. Chi compra un sapone artigianale da un venditore Etsy spesso riceve un biglietto scritto a mano. Chi segue un creator su Patreon si sente parte di qualcosa. È business, sì, ma con un’anima.

Sfide e Futuro della Long Tail

Non è tutto rose e fiori, però. Gestire un business di coda ha le sue sfide. La concorrenza è feroce: se vendi tazze a tema dinosauri, domani potrebbe spuntare qualcuno con tazze a tema triceratopi fluorescenti. E poi c’è il problema della visibilità: senza un buon SEO o una strategia di marketing, il tuo prodotto rischia di perdersi nella coda infinita.

Ma il futuro? È luminoso. Con la realtà virtuale, la stampa 3D e l’AI, i business di coda diventeranno ancora più personalizzati. Immagina di ordinare un paio di scarpe fatte su misura per i tuoi piedi, con un design ispirato al tuo film preferito, consegnate in 24 ore. O di entrare in un negozio virtuale dove ogni oggetto è creato apposta per te. La coda lunga non ha limiti, e sta solo iniziando a mostrare il suo potenziale.

Conclusione: La Coda È il Nuovo Re

I business di coda sono la prova che non devi essere un colosso per vincere. Sono il trionfo delle passioni strane, delle idee bizzarre e dei sogni piccoli ma concreti. In un mondo che sembra ossessionato dai numeri grandi, ci ricordano che anche i numeri piccoli possono fare la differenza. Quindi, la prossima volta che trovi un sito che vende penne a forma di carota o un corso su come cantare come un pirata, sorridi: stai guardando la coda lunga in azione. E chissà, magari il tuo prossimo business sarà proprio lì, in fondo alla curva, pronto a brillare.

Investing: That Thing Rich People Do

Investire: una competenza essenziale per la vita

Investire è una competenza fondamentale, e non è poi così complicato. Eppure, per molte persone sembra un ostacolo insormontabile. Il problema principale? Non lo fanno. Investire, in fondo, significa rinunciare a spendere oggi per poter (si spera) spendere di più in futuro. Molti sognano di diventare milionari, ma ciò che desiderano davvero è spendere un milione di euro. Sono due cose opposte: diventi milionario proprio non spendendo quel milione che potresti permetterti.

La ricchezza non è il reddito

Hai deciso che vuoi diventare ricco, e lo vuoi con tutto te stesso. Sei così determinato da essere disposto a non spendere soldi oggi, ma a investirli per il futuro. Complimenti! Hai fatto il primo passo verso la ricchezza. Molti pensano che i ricchi siano semplicemente persone che guadagnano tanto. È vero che molti ricchi hanno redditi alti, ma è altrettanto vero che:

  • Alcuni ricchi guadagnavano tanto solo in passato.
  • Alcuni non guadagnano quasi nulla.
  • Altri non hanno mai avuto redditi particolarmente alti.

Il concetto chiave è che ricchezza e reddito elevato non sono la stessa cosa. La ricchezza non è il reddito. Il reddito è ciò che guadagni in un anno; la ricchezza è ciò che possiedi, che tu l’abbia guadagnato o ricevuto in dono. La misura migliore della ricchezza è il patrimonio netto: tutto ciò che possiedi meno tutto ciò che devi. Se vuoi monitorare un solo numero finanziario nella tua vita, segui questo (non il tuo punteggio di credito).

In cosa investire

Ora viene la parte facile: in cosa dovresti investire? Azioni? Obbligazioni? Immobili in affitto? Bitcoin? Esistono infinite opzioni, ma non devi necessariamente sceglierne una o tutte per avere successo.

Uno dei modi più semplici e sicuri per investire è puntare sulle corporazioni più profittevoli della storia. Quando un’azienda di successo genera grandi profitti, il proprietario potrebbe preferire incassare una somma importante piuttosto che continuare a gestirla. Se l’azienda è molto grande, nessuno da solo può permettersi di acquistarla. Così, il proprietario la “vende a tutti” tramite un’Offerta Pubblica Iniziale (IPO).

Dopo un’IPO, le azioni di queste aziende di successo vengono scambiate sui mercati azionari mondiali. Possedendo azioni, condividi i loro profitti. Studi hanno dimostrato che il modo migliore per investire in queste aziende è attraverso i fondi indicizzati, fondi comuni in cui un gruppo di investitori mette insieme i propri soldi e assume un gestore professionista che compra tutte le azioni disponibili: le migliori, le peggiori e tutto ciò che sta in mezzo. Sembra strano, ma è così difficile scegliere solo le azioni vincenti che, in media, comprare tutto è la strategia più efficace.

Questi fondi indicizzati sono disponibili in vari tipi di conti d’investimento, come:

  • Conto di intermediazione (accessibile a tutti, per qualsiasi scopo).
  • 401(k) (un conto pensionistico offerto dai datori di lavoro, simile ai fondi pensione italiani).
  • Roth IRA (un conto pensionistico individuale per chi ha un reddito).
  • 529 (un conto per risparmiare per l’istruzione).
  • Health Savings Account (un conto per spese sanitarie).

Ci sono molti fondi indicizzati, ma non tutti sono validi. Se non sai da dove iniziare, considera questi due:

  • Vanguard Total Stock Market Index Fund (VTSAX).
  • Vanguard Total International Stock Market Index Fund (VTIAX).

Quando investire

All’inizio non mi rendevo conto di quanto fosse difficile per le persone capire quando investire. Ora te lo dico chiaro e tondo, così non ci saranno più dubbi. Pronto? Eccolo:

Investi ora. Subito. Ancora. Ora. Fallo adesso.

Ogni volta che ti chiedi “quando dovrei investire?”, ricorda questo consiglio: ora. Ignora le vocine nella tua testa che ti frenano, ignora i commentatori in TV, le riviste o i siti web. Se non dicono “investi ora”, sbagliano. In realtà, c’era un momento migliore di ora: dieci anni fa. Ma quel momento è passato, quindi investi adesso.

Hai ricevuto lo stipendio questo mese? Investi. Hai ricevuto un’eredità? Investi. Hai venduto qualcosa o trasferito un conto pensionistico? Investi subito.

E se il mercato crolla dopo che ho investito?

Capiterà. Circa un terzo delle volte, il mercato scenderà subito dopo il tuo investimento. Mi dispiace, ma fa parte del gioco. Come investitore, il tuo compito è accettare di perdere denaro (temporaneamente) di tanto in tanto. Pensi di poter prevedere quando il mercato scenderà? Non puoi. E nemmeno gli altri. Non mi credi? Prova a tenere un diario delle tue previsioni (e di quelle altrui) sul mercato. Scoprirai presto che nessuna sfera di cristallo funziona, nemmeno la tua.

Non sei ancora convinto? Facciamo un esercizio. Quale di questi momenti sembra buono per investire? (Immagina grafici del mercato azionario):

  • Un grafico che scende: sembra rischioso, vero? Ma sta per risalire?
  • Un altro che tocca un massimo storico: chi vorrebbe investire ora? Eppure, potrebbe continuare a salire.
  • Uno che crolla: forse è il momento perfetto, o forse scenderà ancora.

In realtà, questi sono tutti frammenti dello stesso grafico: un grafico del mercato azionario statunitense degli ultimi 125 anni.

Da lontano, anche eventi come la Grande Depressione degli anni ’30, l’inflazione degli anni ’70 o la crisi finanziaria del 2008 sembrano piccoli intoppi. Nota anche quanto spesso il mercato raggiunge “massimi storici”. Nel 2024, l’S&P 500 ha toccato circa 50 massimi storici! Ecco perché il momento migliore per investire è ora (a meno che tu non abbia una macchina del tempo). Sì, il mercato potrebbe scendere, ma non stai investendo per la prossima settimana o il prossimo anno. Questi sono soldi che non toccherai per 10, 20 o persino 50 anni.

Cosa fare dopo aver investito

Hai investito. Hai messo, diciamo, 2.000 euro dello stipendio di questo mese in un fondo indicizzato Vanguard. E ora? Dovresti controllare il valore ogni giorno? Guardare i notiziari finanziari? No. Preparati a rifare la stessa cosa il prossimo mese.

Ho iniziato a investire nel 2004. Da allora, ho investito ogni mese, ogni anno. Ho investito circa 250 volte, senza sapere se il mercato sarebbe salito o sceso. A volte era luglio 2008, e il mercato è crollato. Altre volte era marzo 2009, e il mercato è rimbalzato. A volte era febbraio 2020, e il mercato è sceso e poi risalito velocemente. Ma negli ultimi vent’anni, la mia costanza è stata premiata. Il valore dei miei investimenti oggi è più alto di quasi tutti i momenti in cui ho investito in passato. E questo non include i dividendi, che ho ricevuto circa 84 volte.

Dopo aver investito per il mese, vivi la tua vita: lavora, divertiti, passa tempo con la famiglia, viaggia, affronta le sfide. Poi, il mese prossimo, quando avrai altri soldi, fai quello che fanno i ricchi: investi.

Articolo orginale di  Dr. Jim Dahle : https://www.whitecoatinvestor.com/investing-that-thing-rich-people-do/