Ho deciso di battezzare la home page del mio blog “Un Blog di Risparmio Personale” per due motivi molto semplici.
Perché proprio “risparmio personale”?
Primo, “Un blog di finanza personale” era già preso – no, scherzo! In realtà, il nome mi serve come promemoria per me stesso: la parola magica “RISPARMIO”. Per anni ho snobbato la sua potenza, ma ora, grazie anche a Martina (la mia paziente compagna), ho finalmente aperto gli occhi sulla sua importanza. Non che sia diventato un guru del risparmio alla Mr. RIP o un monaco della frugalità come Jacob Lund Fisker, eh, sia chiaro! Però oggi voglio condividere con voi, in questo articoletto e sul mio blog, il mio personalissimo “manuale dell’investitore”, frutto delle mie esperienze e delle influenze che mi stanno guidando.
Regola numero uno: risparmia prima di investire
Ve lo dico con il cuore in mano e un po’ di lividi in testa: prima di buttarti negli investimenti, RISPARMIA. Risparmia come se non ci fosse un domani e costruisciti un fondo di emergenza. 3 mesi, 6 mesi, 12 mesi, fate voi, ma mettete da parte quei benedetti soldi!
Io l’ho letto mille volte, ma niente, non ci sono mai arrivato preparato. E indovinate un po’? Ci ho sbattuto il muso più volte. Dover vendere in perdita o disinvestire perché ti servono i soldi è un colpo al cuore, oltre che una bella lezione di umiltà.
Certo, tra i grandi investitori c’è chi ride di questa strategia: “Fondo di emergenza? Ma per favore!”. E va bene, rispetto per loro, ma quelli magari hanno case di proprietà a rendita, uno zio milionario o un paracadute finanziario che io – e forse anche tu – non abbiamo. Quindi, per noi comuni mortali che non vogliamo dipendere da nessuno, il mio consiglio spassionato è: apri un conto deposito, magari un ETF monetario, e inizia a versarci qualcosa. Anche poco all’inizio, giusto per toglierti lo sfizio di investire, e poi via con bonifici automatici periodici.
Le cicatrici del backtest
Questa è la mia strategia, nata dopo aver dovuto disinvestire più volte negli anni. Credimi, ci sono passato: leggi un libro, ascolti un podcast e ti senti subito Gordon Gekko pronto a conquistare Wall Street. Spoiler: non lo sei.
Sì, lo so, risparmiare è una rottura. È pesante, ti frustra, sembra di vivere da eremita. Ma, fidati di me, metti da parte quei maledetti soldi. È un consiglio da amico, giuro. Solo dopo aver costruito questo cuscinetto di sicurezza puoi iniziare a investire sul serio.
E qui arriva il mio secondo errore epico: sono andato a spulciare i portafogli di gente che ne sa molto piu di me e magari o sciuramente ha milioni investiti , facendo backtest su backtest per trovare quel microscopico aggiustamento che mi desse lo 0,01% di profitto in più o lo 0,002% di volatilità in meno.
Altro consiglio da amico: evita di buttarti a capofitto, o almeno agisci con consapevolezza! La chiave di tutto è risparmiare e investire con criterio. Poi, come secondo step, punta a far crescere le tue entrate, il tuo income, come direbbe il mitico Nick Maggiulli. E ora vai, conquista il mondo finanziario…
Crea un circolo virtuoso
E questa capacità cresce se riesci ad aumentare il tuo stipendio, creando un circolo virtuoso di risparmio ancora più potente.
In questo approccio, maestri come Mr. Money Mustache, Jacob Lund Fisker e il nostro Giorgio nazionale sono le mie bussole. Leggete il blog di Nicola Protasoni uno dei migliori blog sull’argomento.
Resistere al consumismo: la vera sfida
Quindi, ascolta podcast come The Bull, segui Giorgio, leggi Jacob e impara dai fenomeni del risparmio. Resistere al consumismo è una battaglia quotidiana: la pubblicità ti bombarda, il vicino sfoggia l’auto nuova, il collega l’orologio figo. Ogni giorno ti svegli e combatti contro le rate, il debito, la voglia di spendere. E quando sei in crisi, accendi un podcast, leggi un blog tipo Retire in Progress, sfoglia un libro che ti rimetta in carreggiata.
L’80% delle cose che desideri è inutile e ti incatena. Il debito? È il nemico numero uno del risparmio. E se ci aggiungi gli interessi, eccoti la ricetta per la “tempesta perfetta”: lavori fino alla morte (se ti va bene) o lasci pure debiti in eredità.
Il mio mantra
Il mio mantra è semplice: evita debiti inutili, non sprecare soldi, risparmia il più possibile e fatti pagare quello che vali.
Spero che questo possa aiutare qualcuno là fuori, magari quando sta per cedere, quando sta per dilapidare 10.000 euro sudati o quando si sente a terra. Non sei solo: se tieni la barra dritta, un giorno riderai ripensando a tutto questo.
Sveglia alle 7:00, il gallo canta ancora nel cortile della casa di campagna dove vivo, perché sì, nel 2025 con la lira non mi sono potuto permettere un monolocale a Roma. Mi alzo, infilo le pantofole e accendo la macchinetta del caffè. Sul tavolo c’è un mazzetto di banconote sgualcite: 10.000 lire, 5.000 lire, qualche mille lire con l’effigie di Montessori che mi guarda come a dire “Spendimi con saggezza”. Il caffè costa 2.000 lire al bar sotto casa, ma lo preparo io: con l’inflazione che galoppa al 6% annuo, ogni lira conta.
Esco per andare al lavoro, un impiego da impiegato statale che mi frutta 6 milioni di lire al mese. Non male, diresti, ma poi ti ricordi che una pagnotta ne costa 5.000 e un litro di benzina 4.000. La mia vecchia Fiat Panda del ‘98 è ancora viva, un miracolo di ingegneria e preghiere, perché comprarmene una nuova con questi tassi d’interesse sarebbe fantascienza. I mutui? Roba da matti: il mio collega Marco ha firmato per una casa a 200 milioni di lire, e ora paga una rata da 2 milioni al mese con un tasso del 12%. “Tanto ho il posto fisso,” dice lui, ma ha lo sguardo di chi ha visto un fantasma.
Cammino verso l’ufficio e passo davanti a una boutique di moda. Il cartello dice “Made in Italy – 100% esportabile!”. È vero, la lira svalutata fa felici gli stranieri: un turista americano entra e con 100 dollari si porta via una borsa di pelle che a me costerebbe mezzo stipendio. Io, al massimo, mi compro una cintura tarocca al mercato per 20.000 lire. Il “Made in Italy” è un sogno per gli altri, mentre noi qui lottiamo con il costo del grano importato: una pizza margherita al ristorante? 30.000 lire, e ringrazia che il pomodoro è nostrano.
A pranzo, apro il portafoglio e conto: 50.000 lire per una settimana di spesa. Mi arrangio con pasta, uova delle galline della zia e un po’ di verdura dell’orto. I risparmi? Li tengo in BOT a 6 mesi, perché il conto corrente dà un interesse ridicolo e l’inflazione mi mangia tutto. Mio nonno mi ha lasciato un lingottino d’oro, lo conservo in cantina insieme a una scatola di vecchie 500 lire d’argento: “Valgono più di quello che pensi,” mi ripeteva sempre.
Nel pomeriggio, in ufficio, si parla del debito pubblico. I giornali titolano “Nuovo record: 5.000 trilioni di lire!”. I BTP rendono il 9%, ma nessuno si fida più di tanto. Le tasse sono una stangata, perché lo Stato deve pagare gli interessi ai creditori stranieri che ci guardano con sospetto. La sanità zoppica: per una visita specialistica ho aspettato sei mesi, ma almeno il medico di base è gratis, anche se ha la fila come al mercato il sabato.
Torno a casa e accendo la TV. Pubblicità di viaggi: “Venezia, la meta più economica d’Europa!”. Gli stranieri ci invadono, e con ragione: con 1 dollaro si prendono 2.000 lire, e un piatto di spaghetti a Trastevere gli costa meno di un hot dog a New York. Io, invece, sogno Parigi, ma con il cambio a 2.000 lire per 1 euro, mi sa che mi fermo a Ostia. “Tanto c’è il mare,” mi dico, consolandomi con un gelato da 3.000 lire.
La sera, mi siedo sul divano con un bicchiere di vino da 10.000 lire la bottiglia (un lusso, lo so). Rifletto: vivere con la lira è un caos affascinante. Siamo orgogliosi, indipendenti, ma sempre con il fiato corto. La radio passa “Volare” di Modugno, e per un attimo mi sento ricco, anche se il portafoglio dice altro. Domani è un altro giorno, e con un po’ di astuzia e un pizzico di fortuna, magari metto da parte abbastanza lire per un weekend in montagna. O almeno per un altro caffè.
Greg Abel Nuovo CEO di Berkshire Hathaway: Cosa Cambia per l’Impero di Warren Buffett
Omaha, Nebraska, 3 maggio 2025 – Immaginate un ragazzo di 94 anni che, con un sorriso sornione e una Coca-Cola in mano, annuncia al mondo che è pronto a passare il timone della sua creatura, un colosso da oltre 1.000 miliardi di dollari, a un successore che ha scelto con cura. Quel ragazzo è Warren Buffett, l’Oracolo di Omaha, e oggi, durante l’assemblea annuale di Berkshire Hathaway, ha confermato che Greg Abel diventerà CEO alla fine del 2025. È la notizia che tutti aspettavano, ma che nessuno voleva davvero sentire. Buffett, dopotutto, non è solo un investitore: è una leggenda vivente, un simbolo di saggezza finanziaria e di un approccio al denaro che ha ispirato generazioni. Ma niente paura, perché la storia di Berkshire Hathaway è lungi dall’essere finita. Anzi, sembra pronta per un nuovo, entusiasmante capitolo. Preparatevi una tazza di caffè (o una Coca-Cola, in onore di Warren), perché stiamo per ripercorrere la straordinaria avventura di questa azienda, dal suo inizio come fabbrica di tessuti in declino fino al gigante diversificato di oggi, con un occhio al futuro sotto la guida di Abel.
Le origini: da un fallimento tessile a una macchina da soldi
La storia di Berkshire Hathaway inizia in un’epoca lontana, quando Warren Buffett non era ancora l’Oracolo, ma un giovane investitore con un fiuto per gli affari e una passione per i numeri. Era il 1965, e Berkshire Hathaway era una compagnia tessile del New England in difficoltà, con stabilimenti che arrancavano e un futuro incerto. Buffett, allora 35enne, acquistò una partecipazione significativa nell’azienda, vedendo un’opportunità nei suoi asset sottovalutati. Ma, come lui stesso ha ammesso in seguito, fu uno dei suoi peggiori investimenti. Il settore tessile era un disastro, e l’azienda perdeva soldi a palate.
Eppure, invece di arrendersi, Buffett trasformò quel fallimento in un trampolino di lancio. Decise di usare Berkshire come un veicolo per investire in altre aziende, sfruttando i flussi di cassa per acquisire partecipazioni in settori più promettenti. La svolta arrivò con l’acquisto di partecipazioni in compagnie assicurative, come National Indemnity nel 1967. Le assicurazioni, con i loro premi pagati in anticipo, fornivano a Buffett una fonte costante di “float” – denaro che poteva investire prima di dover pagare eventuali sinistri. Questo modello divenne il cuore pulsante di Berkshire, una macchina finanziaria che generava capitale per investimenti sempre più audaci.
Gli anni d’oro: costruire un impero con Coca-Cola e See’s Candies
Negli anni ’70 e ’80, Buffett affinò la sua filosofia di investimento, influenzato dal suo mentore Benjamin Graham e dal socio Charlie Munger, scomparso nel 2023 ma sempre presente nello spirito di Berkshire. La strategia era semplice ma geniale: comprare aziende straordinarie a prezzi ragionevoli e tenerle per sempre. Niente speculazioni, niente mode passeggere. Solo valore solido, come un buon paio di jeans che dura una vita.
Tra gli acquisti iconici di questo periodo ci sono See’s Candies, comprata nel 1972 per 25 milioni di dollari, e una partecipazione significativa in Coca-Cola, iniziata nel 1988. See’s Candies, una catena di cioccolaterie californiana, insegnò a Buffett il potere dei marchi amati e dei margini elevati. Ancora oggi, See’s genera profitti che fanno sorridere gli azionisti (e probabilmente anche i dentisti). Coca-Cola, invece, divenne uno dei pilastri del portafoglio di Berkshire, con un rendimento annuo del 63% rispetto al costo iniziale, grazie ai dividendi. Ogni volta che Buffett sorseggia una Coca-Cola, non è solo una preferenza personale: è un promemoria del suo genio finanziario.
In questo periodo, Berkshire si trasformò da una holding di partecipazioni azionarie a un conglomerato che possedeva aziende intere, come GEICO (acquistata interamente nel 1996 dopo anni di partecipazione) e Burlington Northern Santa Fe (BNSF), una delle più grandi ferrovie d’America, comprata nel 2010 per 44 miliardi di dollari. Buffett amava chiamare queste aziende le “quattro gemme” di Berkshire, insieme alla divisione assicurativa e a Berkshire Hathaway Energy, oggi guidata proprio da Greg Abel.
Il Buffett degli anni 2000: affrontare crisi e costruire leggende
Gli anni 2000 portarono nuove sfide, ma anche opportunità per consolidare la reputazione di Buffett come investitore senza pari. Durante la crisi finanziaria del 2008, mentre Wall Street tremava, Buffett fece mosse audaci, come investire 5 miliardi di dollari in Goldman Sachs con un accordo che gli garantì un rendimento del 10% annuo. Fu un colpo da maestro che non solo salvò Goldman, ma dimostrò al mondo che Berkshire era una roccia in tempi di tempesta.
Nel frattempo, il portafoglio di Berkshire continuava a crescere. Apple, entrata nel 2016, divenne la partecipazione più grande, anche se Buffett ha recentemente ridotto la quota, vendendo circa due terzi per accumulare una riserva di cassa record di 347 miliardi di dollari al 31 marzo 2025. Questa mossa ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma Buffett ha sempre predicato la pazienza: il denaro in cassa è come un’arma carica, pronta a sparare quando si presenta l’occasione giusta.
Buffett non era solo un investitore, ma anche un narratore. Le sue lettere annuali agli azionisti, scritte con un mix di umorismo e saggezza, sono diventate una bibbia per gli investitori di tutto il mondo. Frasi come “Sii avido quando gli altri hanno paura, e pauroso quando gli altri sono avidi” sono entrate nel lessico finanziario. E ogni anno, l’assemblea di Berkshire a Omaha, soprannominata la “Woodstock del Capitalismo”, attirava decine di migliaia di persone desiderose di ascoltare l’Oracolo in persona.
L’elefante nella stanza: la successione
Con l’avanzare dell’età, la domanda su chi avrebbe preso il posto di Buffett è diventata inevitabile. Per anni, il mistero ha alimentato speculazioni. Sarebbe stato Ajit Jain, il mago delle assicurazioni? O forse uno dei gestori di portafoglio come Todd Combs o Ted Weschler? Nel 2021, Buffett mise fine alle chiacchiere, confermando che Greg Abel, allora vice presidente delle operazioni non assicurative, sarebbe stato il suo successore.
Abel, 62 anni, canadese, è un nome che potrebbe non far scattare subito un “wow” come quello di Buffett, ma il suo curriculum parla da solo. Entrato in Berkshire nel 2000 con l’acquisizione di MidAmerican Energy (oggi Berkshire Hathaway Energy), Abel ha trasformato la divisione energetica in un colosso che genera, trasmette e distribuisce energia in tutto il Nord America. Ha gestito acquisizioni complesse, come quella di PacifiCorp per 9,4 miliardi di dollari, e ha dimostrato una capacità rara: capire i numeri e le persone. Charlie Munger, che non era certo prodigo di complimenti, lo definì “un pensatore di prima classe”.
Ma perché Abel? Buffett lo ha scelto per la sua integrità, la sua competenza e la sua fedeltà alla cultura di Berkshire: autonomia per i manager, attenzione al lungo termine e un’ossessione per il valore. Abel non è un clone di Buffett – non ha la stessa verve da showman – ma è un pragmatico che sa prendere decisioni difficili. E, cosa fondamentale, ha l’approvazione del consiglio di amministrazione, che lo vede già come un “CEO in azione”.
3 maggio 2025: l’annuncio che cambia tutto
Oggi, durante l’assemblea annuale al CHI Health Center di Omaha, Buffett ha fatto l’annuncio che tutti temevano e attendevano. Con Abel seduto accanto a lui, ha dichiarato: “Penso che sia arrivato il momento in cui Greg dovrebbe diventare CEO alla fine dell’anno”. La sala è ammutolita per un istante, poi è esplosa in un applauso. Buffett, con il suo tipico umorismo, ha aggiunto: “Non ho intenzione di vendere nemmeno una azione di Berkshire. Le lascerò in eredità, ma per ora, credo che Greg farà un lavoro migliore del mio”.
La notizia ha colto di sorpresa anche Abel, che, secondo quanto riportato, non aveva ricevuto alcun preavviso. Ma la transizione non sarà un salto nel vuoto. Abel è già profondamente coinvolto nelle decisioni strategiche, dalla gestione del capitale all’analisi delle acquisizioni. Buffett ha anche annunciato che domani, 4 maggio, proporrà formalmente al consiglio di nominare Abel CEO a partire dal 1° gennaio 2026.
L’annuncio segna la fine di un’era durata 60 anni, in cui Buffett ha trasformato una piccola azienda tessile in un conglomerato che spazia dalle assicurazioni alle ferrovie, dall’energia ai dolciumi. Ma è anche un momento di riflessione sul futuro. Riuscirà Abel a mantenere la magia di Berkshire? E quali sfide lo attendono?
Il futuro con Greg Abel: cosa aspettarsi
Greg Abel eredita un’azienda in ottima salute, ma anche un compito titanico: succedere a una leggenda. Berkshire Hathaway oggi vale oltre 1.000 miliardi di dollari, con un portafoglio diversificato che include giganti come Apple, American Express e Coca-Cola, oltre a dozzine di aziende interamente possedute. La riserva di cassa di 347 miliardi di dollari offre flessibilità per grandi acquisizioni, ma il mercato è competitivo, e le opportunità di valore sono rare.
Una delle priorità di Abel sarà l’allocazione del capitale. Buffett ha sempre detto che il suo lavoro principale è decidere dove investire i profitti di Berkshire, e Abel sembra pronto a seguire questa strada. Ha già esperienza in grandi operazioni, come l’acquisizione di Dominion Energy nel 2020, e ha dimostrato di saper gestire aziende complesse in settori regolamentati. Tuttavia, alcuni investitori si chiedono se Abel abbia lo stesso fiuto di Buffett per gli investimenti azionari. Buffett stesso ha cercato di placare i dubbi, dicendo che Abel “capisce le aziende estremamente bene” e avrà l’ultima parola sugli investimenti.
Un’altra sfida sarà mantenere la cultura di Berkshire, che si basa su fiducia, autonomia e un approccio di lungo termine. Abel ha promesso di seguire la “filosofia di Buffett”, dando priorità a investimenti che guardano al futuro e a una gestione prudente dei rischi. Ma il mondo è cambiato: la tecnologia, le regolamentazioni e le aspettative degli investitori sono diverse rispetto a quando Buffett iniziò. Abel dovrà navigare in un panorama più complesso, con pressioni per adottare strategie più moderne, come l’investimento in startup tecnologiche o l’adozione di criteri ESG (ambientali, sociali e di governance).
Lezioni per il risparmiatore: cosa possiamo imparare da Buffett
Per chi si occupa di finanza personale, la storia di Buffett e Berkshire Hathaway è una miniera di lezioni preziose. Ecco alcune perle di saggezza che possiamo portare a casa:
Pensa a lungo termine: Buffett non ha mai inseguito guadagni rapidi. Ha comprato aziende e azioni con l’intenzione di tenerle per decenni. Per il risparmiatore medio, questo significa investire in fondi indicizzati o azioni di qualità e resistere alla tentazione di vendere al primo ribasso.
La pazienza è una virtù: La riserva di cassa di Berkshire è un esempio di come aspettare l’occasione giusta possa ripagare. Non abbiate fretta di investire tutto subito; tenete sempre un po’ di liquidità per cogliere opportunità.
Conosci ciò che compri: Buffett investe solo in aziende che capisce. Per noi, questo significa studiare i fondi o le azioni in cui investiamo, evitando mode come le criptovalute se non ne comprendiamo il funzionamento.
Sii frugale, ma generoso: Buffett vive in una casa modesta comprata nel 1958 e dona miliardi alla filantropia. Risparmiare non significa privarsi di tutto, ma trovare un equilibrio che permetta di vivere bene e aiutare gli altri.
Impara dai maestri: Le lettere di Buffett sono disponibili gratuitamente sul sito di Berkshire. Leggerle è come frequentare un master in finanza, senza spendere un centesimo.
Un addio che non è un addio
Mentre il sole tramonta sull’era di Warren Buffett, è difficile non provare un mix di nostalgia e ammirazione. Buffett non è solo un investitore; è un insegnante, un filosofo e un esempio di come il successo possa essere costruito con integrità e intelligenza. La sua decisione di passare il testimone a Greg Abel non è una ritirata, ma un atto di fiducia: fiducia in Abel, fiducia in Berkshire e fiducia in un futuro che, come ha detto lui stesso, “sarà migliore sotto la gestione di Greg”.
Domani, quando questo articolo uscirà, il mondo finanziario starà ancora digerendo la notizia. Ma una cosa è certa: Berkshire Hathaway non è solo un’azienda, è un’eredità. E con Abel al timone, sembra pronta a continuare a sorprendere, proprio come ha fatto per 60 anni sotto la guida dell’Oracolo di Omaha.
QUI Charlie Munger e i ” Cannibali ” di Wall Street
Perché il trend-following non è sulla bocca di tutti? Un viaggio ispirato da Nomadic Samuel
Ok, parliamoci chiaro: il trend-following è un po’ come quel cugino figo che sa fare tutto, ma che nessuno invita alle riunioni di famiglia. È un sistema di trading super potente, non si muove in tandem con azioni e obbligazioni (quindi è un ottimo diversificatore), eppure… non è il re della festa degli investimenti. Ma perché? Ispirandomi al fantastico articolo di Nomadic Samuel sul trend-following, vi porto in un viaggio scanzonato per capire cosa tiene questo gioiellino lontano dai riflettori.
1. Ma chi lo conosce ‘sto trend-following?
Diciamocelo: la maggior parte degli investitori non ha la più pallida idea di cosa sia il trend-following o i managed futures. Quando ero più giovane, una ragazza che mi interessava mi consigliò un film giapponese, Ferro 3. Onestamente, non è stato proprio amore a prima vista, anzi, diciamolo, mi ha fatto letteralmente schifo (scusa, Tae-suk). Ecco, il trend-following è un po’ così: un film d’autore giapponese che non tutti capiscono o apprezzano al primo colpo.
Quando ho iniziato a mettere il naso negli investimenti, mi sono imbattuto nei soliti consigli da “zio previdente”: portafoglio 60/40 (60% azioni, 40% obbligazioni), indici a basso costo, diversifica e vai a nanna. “Compra tutto, non pensare, rilassati!” Se non fossi stato un tipo curioso (e un po’ rompiscatole), oggi sarei lì con il mio bel portafoglio noioso, tutto azioni e obbligazioni standard.
Insomma, il trend-following? Non pervenuto. E se per caso ne hai sentito parlare, probabilmente è stato un “boh, roba complicata” e via, argomento chiuso.
2. La mia avventura nella tana del coniglio
Poi, un bel giorno, ho deciso di fare il detective degli investimenti. Ho scaricato Portfolio Visualizer (un po’ come il mio Bat-Segnale) e ho iniziato a giocare con i back-test, rovistando tra gli anni ‘70 e 2000 per capire cosa funzionava quando il mercato azionario faceva i capricci.
E lì, sorpresa! Oro e materie prime si sono messi a brillare come supereroi in un film Marvel. “Aspetta un attimo,” mi sono detto, “perché il mio portafoglio non è pronto per questi momenti di crisi?” Ho iniziato a scoprire concetti come all-weather e risk-parity (sì, sembrano nomi di cocktail, ma sono strategie di investimento).
E poi, bam! Sono caduto nella tana del trend-following. E che viaggio, amici!
3. Trend-following: il camaleonte degli investimenti
Immaginate il trend-following come un camaleonte sornione. Non si ostina a combattere la realtà: se il mercato va su, lui va long e si gode la corsa. Se il mercato crolla, lui va short e brinda al ribasso. È un sistema basato su regole che si adatta al momento, senza fare drammi.
Ma qui arriva il problema: ci hanno sempre detto di “comprare basso, vendere alto” e di tenere duro come soldati in trincea. “Il mercato crolla? È la tua occasione d’oro!” E poi arriva ‘sto trend-following che ti dice: “Ehi, cavalca i vincitori e shorta i perdenti.”
È un po’ come se ti dicessero di bere il caffè caldo e freddo nello stesso momento. Doublethink, direbbe Orwell. Per accettare il trend-following, devi fare pace con l’idea che puoi fare due cose opposte nello stesso portafoglio e avere ragione in entrambi i casi. E, ammettiamolo, per molti questo è troppo strano.
4. I GOAT del trend-following? Sconosciuti al grande pubblico
Pensate agli investimenti come a una partita di basket. Se sei il LeBron James delle azioni (tipo Warren Buffett o Jack Bogle), sei una leggenda, tutti conoscono il tuo nome. Ma i campioni del trend-following? Gente come Bill Dunn o Ed Seykota?
Silenzio.
Eppure, per essere un Ed Seykota serve la stessa genialità, disciplina e un sistema rigoroso che serve per essere un Buffett. Ma mentre Buffett è sulla copertina di ogni rivista, Seykota è tipo quel musicista indie che solo i veri intenditori conoscono. Peccato, perché sono entrambi dei fenomeni.
5. È complicato, ammettiamolo
Ok, parliamone: azioni e obbligazioni sono facili da capire. Un’azione? È un pezzettino di un’azienda. Un’obbligazione? Un prestito che fai e ti torna indietro con gli interessi. Compra, tieni, dormi sonni tranquilli.
Il trend-following? Oh mamma. È una strategia che sfrutta movimenti di mercato a breve, medio o lungo termine, usando medie mobili, segnali di trading, breakout di canale… Sembra la ricetta di un piatto fusion che richiede un dottorato per essere capito.
Per adottarlo, devi prima capire perché ti serve una componente alternativa nel portafoglio. Poi devi studiare come funziona, e non è proprio come leggere le istruzioni di un frullatore. È più come decifrare un manuale di fisica quantistica (ok, forse esagero, ma ci siamo capiti).
6. E se voglio un ETF trend-following?
Ok, sei un investitore fai-da-te e ti sei innamorato del trend-following. Magari stai pensando: “Voglio un ETF, qualcosa di semplice e non troppo caro!” Negli Stati Uniti, il mercato pullula di opzioni, ma in Europa? Fino a poco tempo fa, c’erano solo fondi gestiti con costi esorbitanti, tipo il 2% annuo, che ti fanno passare la voglia. Ma attenzione, perché circa un mese fa è sbarcato sulla borsa d’Oltralpe (Euronext Paris) il iMGP DBi Managed Futures Fund R USD ETF (ticker: DBMFE). Con un costo di gestione di appena lo 0,75%, questo ETF porta in Europa la possibilità di accedere al trend-following in modo trasparente, liquido e a buon prezzo. Finalmente un’opzione per noi europei che non ci costringe a vendere un rene per diversificare
7. Il mio portafoglio non vive senza
Oggi, non potrei immaginare il mio portafoglio senza un pizzico di trend-following. È come il basilico nella mia pasta al pomodoro: non puoi farne a meno. È una strategia che dà quel tocco in più, rendendo il portafoglio più robusto e pronto a tutto.
Eppure, capisco perché il trend-following non sia la star degli investimenti. Non è famoso, è un po’ ostico da capire, e gli “esperti” che parlano in TV non ne parlano mai. È un peccato, perché è una strategia che potrebbe fare la differenza per tanti investitori.
Grazie all’articolo di Nomadic Samuel, ho voluto raccontarvi questa storia con un po’ di leggerezza e un sorriso. Il trend-following è come quel ristorante di nicchia che non ha la coda fuori, ma chi lo scopre non torna più indietro. È una strategia per investitori curiosi, pronti a pensare fuori dagli schemi.
E allora, che ne dite? Vi va di fare un tuffo nella tana del coniglio e scoprire il trend-following? Io ci sto, e vi assicuro: ne vale la pena!
L’articolo dal quale ho preso più di qualche spunto : QUI
Un viaggio nel mondo della psicologia finanziaria che governa i mercati
Introduzione: Quando la Borsa Diventa un Concorso di Bellezza
Hai mai guardato un titolo azionario salire alle stelle e pensato: “Ma questa azienda vale davvero così tanto?” Oppure hai visto criptovalute impennare senza apparente motivo mentre tutti correvano ad acquistarle? Se sì, allora hai assistito, probabilmente senza saperlo, al “beauty contest” di John Maynard Keynes in azione!
Ma cosa c’entra un concorso di bellezza con i tuoi investimenti? Tantissimo, come scopriremo insieme in questo articolo. E no, non stiamo parlando di investire in azioni di Miss Italia!
Chi Era John Maynard Keynes (e Perché Dovrebbe Interessarci)
Prima di tuffarci nel concetto, facciamo un rapido passo indietro. John Maynard Keynes non era un organizzatore di concorsi di bellezza, ma uno degli economisti più influenti del 20° secolo. Nato nel 1883 in Inghilterra, Keynes rivoluzionò il pensiero economico, specialmente durante la Grande Depressione, sostenendo l’intervento statale nell’economia quando il settore privato vacillava.
Ma Keynes non era solo un teorico accademico con la testa tra le nuvole. Era anche un investitore di successo che gestiva fondi per l’Università di Cambridge e per se stesso, quadruplicando il valore del suo portafoglio personale durante la Grande Depressione (periodo in cui molti persero tutto). Insomma, uno che di mercati finanziari ne capiva eccome!
Il Concorso di Bellezza Spiegato a Mia Nonna
Nel suo libro fondamentale “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” del 1936, Keynes fece una brillante analogia che tutti possiamo capire, anche senza una laurea in economia.
Immagina un concorso di bellezza un po’ particolare. Ci sono 100 fotografie di volti, e tu sei uno dei giudici. Ma c’è un colpo di scena: non devi votare per la persona che TU trovi più bella. Devi indovinare quale foto sarà votata dalla maggioranza degli altri giudici.
Fermiamoci un attimo a riflettere. La tua strategia cambierebbe completamente, vero? Non importa più il tuo gusto personale, ma cosa pensi che gli altri trovino attraente. E cosa pensano gli altri giudici? Beh, anche loro stanno facendo lo stesso ragionamento! Quindi, in realtà, tutti stanno cercando di indovinare cosa la maggioranza pensa che la maggioranza pensi… un vero gioco di specchi!
Cosa C’entra Questo con i Miei Soldi?
Ora sostituisci le foto con azioni, obbligazioni o Bitcoin, e i giudici con gli investitori. Ecco il mercato finanziario secondo Keynes!
Quando compriamo un titolo, spesso non lo facciamo (solo) perché crediamo che quell’azienda abbia fondamentali solidi o che quel bene abbia un valore intrinseco. Lo facciamo perché pensiamo che il prezzo salirà, che altri investitori lo compreranno dopo di noi a un prezzo più alto.
E perché gli altri lo comprerebbero a un prezzo più alto? Perché pensano che qualcun altro lo comprerà a un prezzo ancora più alto! E così via, in un gioco potenzialmente infinito di aspettative sulle aspettative degli altri.
La Grande Differenza tra Investire e Speculare
Ecco dove il beauty contest di Keynes ci aiuta a capire una distinzione fondamentale: quella tra investimento e speculazione.
Investire, nel senso più puro del termine, significa valutare il valore intrinseco di un’attività: i flussi di cassa futuri di un’azienda, la sua capacità di generare utili, la solidità del suo business model, e così via. È come dire: “Questa persona è davvero bella, indipendentemente da ciò che pensano gli altri giudici.”
Speculare, invece, significa concentrarsi principalmente sul prezzo futuro, indipendentemente dal valore fondamentale. È come dire: “Non m’importa se questa persona è davvero bella o no, mi importa solo indovinare chi sarà votata dalla maggioranza.”
Il grande investitore Warren Buffett ha sintetizzato questa differenza con la sua famosa frase: “Nel breve termine il mercato è una macchina che registra voti, nel lungo termine è una bilancia che pesa valori.”
Il Beauty Contest in Azione: Esempi Reali
Le Bolle Speculative
Le bolle speculative sono l’esempio perfetto del beauty contest keynesiano. Prendiamo la bolla delle dot-com alla fine degli anni ’90. Le persone compravano azioni di aziende internet senza modelli di business sostenibili (alcune addirittura senza ricavi!) solo perché i prezzi salivano e tutti si aspettavano che continuassero a salire.
Lo stesso vale per la bolla immobiliare del 2008: molti compravano case non per viverci o per il reddito da affitto, ma semplicemente perché si aspettavano che i prezzi continuassero a salire indefinitamente.
I Meme Stocks e le Criptovalute
Più recentemente, abbiamo visto il beauty contest in azione con i “meme stocks” come GameStop o AMC, o con criptovalute come Dogecoin o Shiba Inu. Molti investitori hanno acquistato questi asset non per il loro valore intrinseco (che in alcuni casi era discutibile), ma perché credevano che altri investitori li avrebbero comprati, spingendo i prezzi ancora più in alto.
Come ha detto un trader durante la saga GameStop: “Non sto comprando perché credo nel futuro di GameStop come azienda; sto comprando perché credo che il prezzo salirà e potrò vendere a qualcun altro.”
Tesla e le Big Tech
Anche azioni più “serie” come Tesla o altre big tech possono essere soggette alla dinamica del beauty contest. Gli investitori spesso comprano queste azioni non solo per i fondamentali attuali (che a volte non giustificano le valutazioni stellari), ma per le aspettative di crescita futura, che a loro volta dipendono da ciò che altri investitori saranno disposti a pagare in futuro.
Come Proteggersi dal “Beauty Contest Effect”
Ora che abbiamo compreso il concetto, come possiamo utilizzarlo per migliorare le nostre decisioni finanziarie? Ecco alcuni consigli pratici:
1. Focalizzati sul Valore, Non sul Prezzo
Come diceva Benjamin Graham, mentore di Warren Buffett: “Nel breve termine il mercato è un seggio elettorale, nel lungo termine è una bilancia.” Concentrati sul valore intrinseco degli investimenti, non sulle fluttuazioni di prezzo a breve termine.
Chiediti sempre: “Comprerei questa azienda se il mercato chiudesse per i prossimi 5 anni?” Se la risposta è no, forse stai partecipando al beauty contest anziché investire veramente.
2. Diversifica, Diversifica, Diversifica
Dato che è impossibile prevedere perfettamente il comportamento irrazionale del mercato, una buona strategia è diversificare i propri investimenti. In questo modo, anche se alcuni dei tuoi investimenti vengono travolti da dinamiche di beauty contest, il tuo portafoglio complessivo rimarrà solido.
3. Adotta una Prospettiva di Lungo Termine
Le dinamiche del beauty contest sono potenti nel breve termine, ma nel lungo periodo i fondamentali tendono a prevalere. Se hai un orizzonte temporale lungo, puoi “aspettare che la marea si ritiri per vedere chi nuota nudo”, come dice Warren Buffett.
4. Sii Consapevole dei Tuoi Bias Psicologici
Il beauty contest funziona perché gli esseri umani sono creature sociali e tendiamo a seguire il gregge. Essere consapevoli di questo bias può aiutarti a resistere all’impulso di comprare solo perché “tutti lo stanno facendo” o perché i prezzi stanno salendo rapidamente.
5. Distingui tra la Tua Allocazione “Seria” e quella “Speculativa”
Se proprio non resisti al fascino del beauty contest, considera di separare i tuoi investimenti: una parte più grande e “seria” basata sui fondamentali, e una piccola parte “speculativa” con cui puoi giocare al beauty contest. L’importante è essere onesti con se stessi e non confondere le due cose.
Conclusione: Essere un Investitore, Non un Concorrente
Il beauty contest di Keynes ci offre una potente lente attraverso cui guardare i mercati finanziari. Ci ricorda che i mercati non sono sempre razionali e che spesso sono guidati più dalla psicologia che dai fondamentali economici.
Questo non significa che dovresti evitare completamente i mercati. Significa piuttosto che dovresti approcciare gli investimenti con una solida comprensione di come funzionano realmente, incluse le loro imperfezioni e irrazionalità.
Come ha detto Warren Buffett: “L’investitore intelligente è un realista che vende agli ottimisti e compra dai pessimisti.” In altre parole, invece di partecipare ciecamente al beauty contest, puoi sfruttare la conoscenza della sua esistenza per fare scelte più consapevoli.
La prossima volta che vedi un asset salire alle stelle senza un apparente motivo fondamentale, ricordati del beauty contest di Keynes. Chiediti: “Sto davvero investendo, o sto solo cercando di indovinare cosa penseranno gli altri investitori?”
Il vero segreto del successo finanziario a lungo termine non è vincere il concorso di bellezza, ma riconoscere quando è in corso e decidere consapevolmente se e come partecipare.
Se pensi che la Bibbia sia solo un libro di preghiere e racconti di antichi profeti, ripensaci! Tra miracoli e parabole, il testo sacro è pieno di consigli pratici su come gestire il denaro, investire con saggezza e creare ricchezza in modo etico. Certo, non troverai versetti su ETF o criptovalute, ma i principi fondamentali della finanza personale ci sono tutti. Pronto a scoprire come investire secondo la Bibbia? Andiamo!
1. Diversifica, diversifica, diversifica!
Ecclesiaste 11:2 – “Fanne parte a sette e anche a otto, perché non sai quale sciagura potrà avvenire sulla terra.”
Cosa ci insegna? Beh, se lo riscrivessimo oggi, suonerebbe così: “Non mettere tutte le uova nello stesso paniere.” Già nell’Antico Testamento, l’idea di diversificare gli investimenti era chiara. Non puntare tutto su un’unica azione o asset, ma distribuisci il rischio su più strumenti finanziari.
In chiave moderna:
Investi in un mix di azioni, obbligazioni, oro e liquidità.
Seleziona diversi settori e mercati per proteggerti dalle fluttuazioni.
Considera fondi indicizzati o ETF diversificati.
2. Guadagna lentamente e con saggezza
Proverbi 13:11 – “La ricchezza ottenuta in fretta diminuisce, ma chi la raccoglie a poco a poco l’aumenta.”
Ebbene sì, anche la Bibbia sconsiglia gli schemi per arricchirsi velocemente. Se pensavi che il trading giornaliero o le scommesse speculative fossero la chiave del successo, forse è il momento di rivalutare la strategia.
In chiave moderna:
Evita investimenti ad alto rischio che promettono guadagni enormi in poco tempo.
Punta su una strategia a lungo termine, magari con il classico approccio buy & hold.
Ricorda che la pazienza è una virtù… anche nel mondo finanziario!
3. Pianifica prima di investire
Luca 14:28 – “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, per vedere se ha abbastanza per portarla a compimento?”
Ecco una lezione di finanza personale ante litteram: prima di impegnarti in un investimento, devi fare i conti! L’analisi e la pianificazione sono essenziali.
In chiave moderna:
Definisci i tuoi obiettivi finanziari prima di investire.
Crea un budget d’investimento per capire quanto puoi permetterti di rischiare.
Usa strumenti come app di finanza personale per monitorare i tuoi progressi.
4. Evita i debiti inutili
Proverbi 22:7 – “Il ricco domina sui poveri e chi prende in prestito è schiavo di chi presta.”
La Bibbia non demonizza il debito, ma avverte sui suoi pericoli. L’indebitamento può essere utile se ben gestito, ma attenzione a non diventare prigionieri di prestiti e mutui.
In chiave moderna:
Usa il credito in modo intelligente, evitando di accumulare debiti con tassi di interesse elevati.
Se devi prendere un mutuo, assicurati che sia sostenibile rispetto al tuo reddito.
Evita di usare la carta di credito per spese superflue.
5. Investi e fai crescere i tuoi talenti (e i tuoi soldi)
Matteo 25:14-30 – La parabola dei talenti
Questa parabola racconta di un padrone che affida delle somme di denaro ai suoi servi. Alcuni le investono e le fanno fruttare, mentre uno le nasconde per paura di perderle. Indovina chi viene lodato? Esatto, quelli che hanno fatto crescere il capitale!
In chiave moderna:
Non lasciare i tuoi soldi fermi sul conto a perdere valore con l’inflazione.
Investi in strumenti che generano rendimenti, come azioni, obbligazioni o fondi.
Abbi fiducia nei tuoi investimenti e adotta una strategia di crescita sostenibile.
6. Dai e ti sarà dato: l’importanza della generosità
2 Corinzi 9:6-7 – “Chi semina scarsamente mieterà scarsamente, e chi semina abbondantemente mieterà abbondantemente.”
L’idea che la generosità ripaghi non è solo spirituale, ma anche finanziaria. Condividere parte della propria ricchezza può creare impatti positivi, generando anche nuove opportunità economiche.
In chiave moderna:
Considera di destinare una parte del tuo reddito a donazioni o investimenti socialmente responsabili.
Aiuta chi è in difficoltà e partecipa a progetti di economia solidale.
Ricorda che investire in relazioni e comunità porta spesso a ritorni impagabili!
La Bibbia, pur non essendo un manuale di economia, offre spunti preziosi su come gestire il denaro con intelligenza e responsabilità. Riassumendo, ecco i principi chiave che possiamo applicare oggi:
✔️ Diversifica gli investimenti per proteggerti dai rischi. ✔️ Punta su una crescita graduale, evitando speculazioni rischiose. ✔️ Pianifica i tuoi investimenti prima di buttarti a capofitto. ✔️ Evita i debiti inutili e gestisci il denaro con prudenza. ✔️ Fai fruttare il capitale, invece di lasciarlo fermo. ✔️ Sii generoso, perché la ricchezza non è solo per te!
Se questi consigli esistono da migliaia di anni, un motivo ci sarà… quindi, perché non metterli in pratica? Con saggezza, pazienza e un po’ di fede, anche i tuoi investimenti possono prosperare! 🙏📈
“Come Farsi Venire il Mal di Testa con l’Economia Austriaca e l’Antifragilità”
La Scuola Austriaca di Economia: Una Bussola per l’Investitore Antifragile
L’incertezza dei mercati moderni può far sentire persino il più esperto degli investitori come un esploratore in un deserto senza mappa. Tuttavia, tra le sabbie mobili dell’economia globale, la Scuola Austriaca di Economia emerge come una stella polare, offrendo non solo teorie ma anche un framework pratico per trasformare il caos in opportunità. In questo articolo, approfondiamo i principi della Scuola Austriaca, come questi si intrecciano con le idee di Nassim Nicholas Taleb sull’antifragilità, e come Mark Spitznagel ha applicato questi concetti per creare strategie d’investimento che non solo sopravvivono ma prosperano nel disordine.
I Pilastri della Scuola Austriaca: Oltre la Superficie
Soggettivismo Economico Il cuore della Scuola Austriaca batte con l’idea che il valore di un bene o servizio è intrinsecamente soggettivo. Questo concetto, introdotto da Carl Menger, ribalta la nozione di valore oggettivo, suggerendo che un diamante vale più dell’acqua non perché sia più utile ma perché è più raro. In un mercato, questo significa che i prezzi e le decisioni di investimento sono influenzati da percezioni individuali, rendendo i mercati intrinsecamente imprevedibili. In pratica, questo principio insegna agli investitori a cercare opportunità dove il valore percepito può essere molto più alto del valore intrinseco, specialmente in situazioni di alta volatilità.
Preferenza Temporale
La preferenza temporale riguarda come gli individui valutano i beni presenti rispetto ai futuri. La Scuola Austriaca suggerisce che una società che privilegia il risparmio e l’investimento a lungo termine può crescere più rapidamente. Questo principio è come preparare il terreno per un raccolto futuro: rinunciare al consumo immediato per investire in capitale che produrrà beni futuri. Per l’investitore, significa privilegiare investimenti che possono non dare frutti immediati ma che costruiscono una base solida per il futuro.
Teoria del Capitale e Cicli Economici
Eugen von Böhm-Bawerk ha arricchito la teoria economica con l’idea che il capitale è una struttura complessa di stadi produttivi. Questo concetto è centrale nell’Austrian Business Cycle Theory (ABCT), che spiega come manipolazioni monetarie, come tassi d’interesse artificialmente bassi, distorcono questa struttura, portando a boom e bust economici. La crisi finanziaria del 2008 è un esempio classico di come l’intervento monetario possa creare investimenti insostenibili. Per l’investitore, comprendere l’ABCT significa essere cauti durante i periodi di “facilità” monetaria e prepararsi per le inevitabili correzioni.
Critica all’Interventismo
La Scuola Austriaca critica fortemente l’interventismo del governo e delle banche centrali, sostenendo che tali azioni creano distorsioni nel mercato. Le politiche di quantitative easing post-2008 hanno, secondo questo pensiero, gonfiato i prezzi degli asset senza stimolare una crescita reale dell’economia, preparando il terreno per future instabilità. Questo implica per l’investitore la ricerca di asset che non sono sovralimentati da tali politiche ma che hanno valore intrinseco.
Antifragile di Nassim Nicholas Taleb: Un Ponte verso l’Antifragilità
Nassim Nicholas Taleb, con il suo libro “Antifragile: Things That Gain from Disorder”, porta un concetto che si sposa perfettamente con i principi della Scuola Austriaca. L’antifragilità non è solo la capacità di resistere al caos ma di trarre beneficio da esso.
Antifragilità nel Mercato
Taleb introduce il concetto che alcuni sistemi migliorano con lo stress, la volatilità e l’incertezza. Per gli investitori, questo significa costruire portafogli che non solo sopravvivono alle crisi ma che ne escono rafforzati.
Questo può essere fatto attraverso: Redundancy: Avere più di quanto necessario, come liquidità o investimenti in asset sicuri, che possono essere sfruttati quando i mercati crollano. Optionality: Investire in opportunità che offrono grandi guadagni con rischi limitati, come le opzioni put out-of-the-money che costano poco ma offrono protezione in caso di disastro.
La Barbell Strategy
Questa strategia, spesso associata a Mark Spitznagel ma in linea con i principi di Taleb, consiste nell’avere un portafoglio con una parte estremamente sicura (come oro, buoni del tesoro) e una piccola parte molto rischiosa (come opzioni). Questa combinazione permette di mantenere stabilità mentre si cercano opportunità di guadagno asimmetrico.
La Critica alla Diversificazione Moderna
Taleb critica la diversificazione tradizionale, simile alla critica austriaca all’interventismo. Sostiene che in tempi di crisi, tutto tende a correlarsi, rendendo la diversificazione meno efficace. Invece, suggerisce investimenti che guadagnano da shock.
Mark Spitznagel: Dalla scuola Austriaca all’Antifragilità
Mark Spitznagel, noto per essere stato un mentore di Nassim Nicholas Taleb, ha preso i principi della Scuola Austriaca e li ha fusi con la teoria dell’antifragilità, sviluppando strategie d’investimento che mirano a trarre vantaggio dalle incertezze del mercato.
The Dao of Capital
Questo libro è un viaggio affascinante attraverso la filosofia dell’investimento ispirata dalla natura. Spitznagel esplora il concetto di “roundaboutness” (girovagare), spiegando come il capitale, come gli ecosistemi naturali, prospera attraverso percorsi indiretti. L’idea è che investire in processi complessi ed estesi nel tempo, simile a come una pianta investe in radici prima di dare frutti, può portare a risultati più sostanziali. Egli critica l’investimento diretto e immediato, che può sembrare efficace a breve termine ma è fragile a lungo termine. Esempi Pratici: Spitznagel cita casi storici e moderni dove il “roundabout investing” ha dato i suoi frutti. Durante la Grande Depressione, gli investimenti in infrastrutture e tecnologie di base hanno gettato le basi per il boom post-bellico. Oggi, investire in settori meno glamour come l’agricoltura o le materie prime, che sono spesso ignorati durante i picchi di mercato, può rivelarsi estremamente vantaggioso durante le crisi, quando l’utilità di questi beni diventa vitale.
Safe Haven: Investing for Financial Storms
In questo libro, Spitznagel esplora la sua “barbell strategy”, una tecnica di investimento che cerca di bilanciare tra sicurezza e opportunità speculative. La maggior parte del portafoglio dovrebbe essere in asset ultra-sicuri (come buoni del tesoro o oro), mentre una piccola parte viene allocata in opzioni put o altri strumenti che potrebbero avere un ritorno asimmetrico in caso di crisi. Antifragilità in Pratica: Spitznagel spiega come questa strategia non solo protegge il capitale durante i periodi di turbolenza ma può anche trarre profitto dai movimenti improvvisi del mercato. Utilizza il concetto di antifragilità per illustrare come un portafoglio ben strutturato può non solo resistere ma beneficiare del caos finanziario. Durante il crollo del 2020, Universa Investments, guidata da Spitznagel, ha guadagnato un incredibile 4.144% grazie a posizioni tail-risk, dimostrando l’efficacia di tale approccio. Spitznagel critica la diversificazione moderna, che si è dimostrata inefficace durante le crisi, come nel 2008 quando azioni, obbligazioni e immobili sono crollati insieme.
Fusione dei Concetti: Creare un Portafoglio Antifragile
Valutazione dei Segnali di Bolla
Utilizzando i principi austriaci di valutazione soggettiva e critica all’interventismo, gli investitori devono essere vigilanti per segnali di bolla, come valutazioni azionarie estremamente alte, debito sovrano eccessivo, o euforia mediatica su particolari asset.
Strategie Asimmetriche
Combinare il soggettivismo austriaco con l’antifragilità di Taleb e le strategie di Spitznagel significa investire in opportunità che hanno un potenziale di guadagno molto più alto rispetto al rischio, come le opzioni o investimenti in settori non convenzionali che prosperano durante le crisi.
La preferenza temporale austriaca suggerisce di avere risorse pronte per essere investite in futuro, mentre l’antifragilità di Taleb e le strategie di Spitznagel incoraggiano a vedere la liquidità come un’opportunità per comprare asset a sconto durante le crisi.
Stress Test del Portafoglio Simulare scenari estremi è cruciale, sia per capire la resilienza del capitale (ABCT) sia per assicurarsi che il portafoglio non solo resista ma benefici dallo stress (antifragilità).
Critiche e Controargomentazioni
Mentre alcune critiche all’ABCT riguardano la sua capacità di spiegare ogni recessione, Taleb risponde che l’antifragilità è un principio universale: un sistema o portafoglio antifragile trarrà vantaggio da qualsiasi tipo di shock, previsto o meno. Spitznagel aggiunge che anche se non tutte le crisi sono causate da interventi monetari, la preparazione per le tempeste economiche attraverso strategie antifragili è sempre valida.
Conclusione: Navigare l’Imprevedibile con Saggezza Austriaca, Antifragilità e Strategia di Spitznagel
La Scuola Austriaca non offre previsioni perfette ma una comprensione profonda del comportamento umano e del mercato. Unita alla filosofia di Taleb sull’antifragilità e alle applicazioni pratiche di Spitznagel, questa combinazione fornisce agli investitori moderni un potente toolkit per affrontare l’incertezza. In un mondo di debiti record e politiche monetarie sperimentali, questi principi non sono solo illuminanti ma necessari per chi desidera non solo sopravvivere ma prosperare.
Intro: Un futuro al confine È una mattina del 2060. Il cielo sopra la tua città è un mosaico di droni e fumo, il rumore delle sirene è ormai routine. La guerra è arrivata in Italia: un conflitto improvviso, forse per risorse o confini ridisegnati da un clima impazzito. La tua banca è un ricordo—il sito è offline, gli sportelli distrutti. Hai un mutuo da 150.000 euro, contratto nel 2035, con ancora 15 anni da saldare. La rata mensile di 800 euro è sospesa, ma il tuo conto è congelato. L’intelligenza artificiale simula un’interruzione totale dei servizi finanziari per almeno sei mesi. La tua casa è ancora in piedi, ma il tuo debito? È un’ombra che aleggia tra le macerie. Come funziona un mutuo in un mondo che brucia?
Cosa succede in guerra: la realtà del mutuo In uno scenario di guerra nazionale, il sistema finanziario italiano non scompare del tutto, ma si piega. Storicamente, situazioni simili hanno precedenti. Durante la guerra in Jugoslavia (1991-1995), le banche crollarono insieme agli stati. A Sarajevo, chi aveva mutui si trovò in un caos burocratico: i pagamenti furono sospesi per decreto, ma i debiti rimasero, spesso trasferiti a nuovi creditori post-conflitto. Alcuni persero le case per requisizioni militari, altri videro i loro titoli di proprietà dissolversi con l’inflazione galoppante (fino al 1.000% annuo nel 1993). In Italia, oggi, leggi di emergenza come il Decreto Legge 123/2001 permettono di sospendere i mutui per “cause di forza maggiore”, ma solo temporaneamente. Gli interessi? Continuano a correre, silenziosi e inesorabili, come un contatore in background.
Immagina il 2060: un conflitto prolungato potrebbe spingere le banche al fallimento. Se l’euro digitale (probabile entro allora) collassa, i tuoi obblighi restano in un limbo legale. La tua casa potrebbe essere requisita per esigenze belliche—è successo in passato, come nella Seconda Guerra Mondiale, quando immobili civili furono usati per rifugi o basi. Peggio ancora, un’inflazione post-bellica potrebbe dimezzare il valore reale del tuo debito, ma rendere impossibile pagarlo con un’economia in ginocchio. La Jugoslavia ci insegna che i mutui non svaniscono: mutano in un incubo amministrativo, dove chi non si prepara perde tutto.
Il piano per il limite: cosa fare oggi Non serve aspettare il 2060 per agire. Ecco come proteggere il tuo mutuo e il tuo futuro, partendo da ora, nel 2025:
Riserva liquida: Metti da parte il 10-15% del valore del mutuo in contanti o asset tangibili. In guerra, il digitale fallisce—bancomat, app, conti online diventano inutili. L’oro, ad esempio, ha resistito come valuta alternativa nei Balcani negli anni ‘90: 5.000 euro in lingotti potrebbero essere un salvagente.
Fondi esteri: Sposta il 20% dei tuoi risparmi in un conto o ETF internazionale (es. un Vanguard Global Stock Index). Se il sistema bancario italiano crolla, avere dollari o euro in una banca svizzera o americana ti dà un’ancora. Oggi è legale e accessibile tramite piattaforme come Interactive Brokers.
Assicurazione mirata: Controlla la tua polizza mutuo. Molte coprono solo incendi o terremoti, ma alcune offrono opzioni per “eventi eccezionali”. Se non c’è, investi in un’assicurazione privata sul patrimonio—costa circa 200-300 euro l’anno, ma potrebbe salvarti la casa.
Documenti fisici: Stampa e conserva i contratti del mutuo in una cassetta di sicurezza.
Il piano per il limite: cosa fare domani Se la guerra scoppia nel 2060, devi essere pronto a reagire. Ecco i passi da fare quando lo scenario si avvicina:
Anticipa il caos: Appena senti odore di crisi (es. tensioni geopolitiche), paga in anticipo qualche rata o negozia una moratoria con la banca prima che chiuda. In Jugoslavia, chi si mosse presto evitò interessi punitivi.
Baratto e reti locali: Se i soldi perdono valore, usa beni fisici (cibo, attrezzi) per negoziare con vicini o creditori informali. È successo nei Balcani: un mutuo “pagato” con favori o risorse.
Monitora le leggi: Segui decreti d’emergenza. Se lo stato sospende i mutui, documenta tutto—potresti usarlo per negoziare un condono parziale post-conflitto, come avvenne in Croazia nel 1996.
Flessibilità estrema: Se la casa diventa invivibile o requisita, abbandona l’idea di salvarla e punta sui tuoi asset esteri. La priorità è la sopravvivenza finanziaria, non l’immobile.
Conclusione Un mutuo in tempo di guerra è un filo teso sopra un baratro. La storia, dalla Jugoslavia alla Seconda Guerra Mondiale, mostra che i debiti non spariscono—si trasformano in trappole per chi non è pronto. Nel 2060, potresti guardare indietro al 2025 e ringraziare te stesso per aver messo via quel lingotto d’oro o quel conto svizzero. Questo è il limite: un futuro estremo dove solo chi agisce oggi resta in piedi.
Quando si parla di finanza personale, la parola “rischio” tende a farci venire un piccolo brivido lungo la schiena. Immagina: investi i tuoi sudati risparmi in un fondo, e un improvviso crollo del mercato ti lascia a bocca aperta, guardando il tuo saldo con occhi increduli. Ecco perché entra in scena un concetto tanto affascinante quanto utile: il Safety First Criteria.
In questo articolo, vedremo cosa significa, come funziona, e perché dovresti tenerlo a mente quando prendi decisioni finanziarie, il tutto con un pizzico di leggerezza. Pronto? Allacciamo le cinture di sicurezza e partiamo!
Cos’è il Safety First Criteria (e perché dovrebbe interessarti)?
Il Safety First Criteria è un approccio alla gestione del rischio che potremmo tradurre con “metti la sicurezza al primo posto”. L’idea è semplice: quando prendi decisioni finanziarie, devi assicurarti che le tue scelte abbiano un rischio contenuto e che ti garantiscano almeno un rendimento minimo accettabile, anche nei momenti difficili.
Immagina di essere su un trampolino in una piscina. Certo, potresti tuffarti con un triplo salto mortale (e magari fare una figuraccia), oppure potresti semplicemente saltare con sicurezza per atterrare bene e senza drammi. Il Safety First Criteria è proprio questo: scegliere il tuffo che riduce al minimo la probabilità di finire male, garantendoti almeno il livello d’acqua giusto per non farti male.
La Formula del Safety First Criteria
Niente paura, non serve essere un genio della matematica per capirlo! Ecco come funziona:
Dove:
S è l’indice di sicurezza. Più è alto, meglio è.
E(R) è il rendimento atteso dell’investimento.
MAR è il rendimento minimo accettabile (Minimum Acceptable Return).
è la deviazione standard, ovvero la misura della volatilita’ dell’investimento (quanto è ballerino!).
Più il risultato è alto, più sei al sicuro. In pratica, è come chiedersi: “Quanto margine ho tra il rendimento che voglio e quello che rischio di perdere?”.
Safety First Criteria nella Vita Reale
Ora che hai un’idea generale di cosa sia, vediamo come si applica alla vita di tutti i giorni. Spesso, quando pensiamo agli investimenti, ci lasciamo attrarre da rendimenti stellari. Ma fermiamoci un attimo: è davvero necessario rischiare tutto per un potenziale guadagno più alto? Qui il Safety First Criteria ti viene in soccorso.
1. Costruire un Fondo di Emergenza
Un esempio classico: il fondo di emergenza. Supponiamo che tu voglia mettere da parte dei soldi per far fronte a spese impreviste. Il Safety First Criteria ti suggerirebbe di scegliere strumenti finanziari a basso rischio, come un conto di risparmio o un fondo monetario, invece di piazzarli tutti in azioni rischiose. Perché? Perché il tuo obiettivo è garantire sicurezza, non massimizzare i guadagni.
2. Pianificazione della Pensione
Stai pensando al futuro? Bene, è qui che il Safety First Criteria brilla. Supponiamo che tu stia costruendo un portafoglio per la pensione. Sicuramente vuoi far crescere il tuo capitale, ma è fondamentale che i tuoi investimenti non scendano sotto un certo livello, specialmente man mano che ti avvicini all’età pensionabile. Bilanciare asset più rischiosi con quelli stabili, come obbligazioni o fondi indicizzati, è un modo per mettere la “sicurezza al primo posto”.
3. Comprare una Casa
Se stai accumulando soldi per il primo acconto sulla tua casa, è il momento di pensare al Safety First Criteria. Invece di investire quei risparmi in criptovalute o startup super rischiose, potresti scegliere strumenti più sicuri, che ti diano una crescita lenta ma costante.
Perché il Safety First Criteria è Importante per te?
Chiariamo una cosa: il Safety First Criteria non significa essere paranoici o conservatori al punto da mettere tutti i soldi sotto il materasso. Significa semplicemente fare scelte ponderate, con una visione chiara dei rischi e delle ricompense.
Ecco alcuni motivi per cui è un concetto chiave:
Ti Aiuta a Dormire Meglio Sappiamo tutti che lo stress finanziario può togliere il sonno. Il Safety First Criteria ti dà la tranquillità di sapere che i tuoi investimenti sono protetti da perdite catastrofiche.
Ti Prepara agli Imprevisti La vita è piena di sorprese, e non tutte sono piacevoli. Un approccio prudente ti permette di affrontare crisi economiche, emergenze sanitarie o improvvisi cali di reddito senza andare nel panico.
Ti Mantiene Focalizzato sui Tuoi Obiettivi È facile farsi distrarre da mode o opportunità apparentemente incredibili. Con il Safety First Criteria, rimani concentrato su ciò che conta davvero: raggiungere i tuoi obiettivi finanziari senza mettere a rischio tutto.
Come Adottare il Safety First Criteria nella Tua Finanza Personale
Adesso che hai capito cos’è, vediamo come applicarlo nella tua vita quotidiana. Ecco alcuni suggerimenti pratici:
1. Definisci il Tuo MAR (Rendimento Minimo Accettabile)
Qual è il livello minimo di rendimento che desideri ottenere dai tuoi investimenti? Ad esempio, se stai investendo per la pensione, potresti decidere che un rendimento annuo del 3% è il minimo accettabile.
2. Valuta il Rischio degli Investimenti
Ogni investimento ha un certo grado di rischio. Le azioni, ad esempio, tendono ad essere più volatili rispetto alle obbligazioni. Analizza la deviazione standard (ùsigma) per capire quanto possa variare il rendimento.
3. Diversifica il Tuo Portafoglio
Mai mettere tutte le uova nello stesso paniere! La diversificazione è un modo semplice per ridurre il rischio complessivo.
4. Controlla Regolarmente i Tuoi Investimenti
Non basta impostare un portafoglio e dimenticarsene. Controlla periodicamente i tuoi investimenti per assicurarti che siano ancora in linea con i tuoi obiettivi.
Safety First, ma con un Occhio al Futuro
È importante notare che il Safety First Criteria non è un dogma. Se sei giovane, con un lungo orizzonte temporale e una maggiore tolleranza al rischio, puoi permetterti di essere un po’ più aggressivo nei tuoi investimenti. Ma man mano che ti avvicini a obiettivi a breve termine o che la tua situazione cambia, è una buona idea rivedere il tuo approccio e adottare una strategia più prudente.
Divertirsi senza Perdere la Bussola
La finanza personale è come un viaggio: ci sono momenti per accelerare e momenti per frenare. Il Safety First Criteria è il tuo paracadute finanziario, un sistema che ti permette di affrontare le incognite con maggiore serenità.
Quindi, la prossima volta che ti trovi davanti a una decisione finanziaria importante, fermati un attimo e chiediti: “Sto mettendo la sicurezza al primo posto?”. Non è solo una questione di numeri, ma di equilibrio e, soprattutto, di pace mentale. E ricordati: anche la prudenza, a volte, può essere incredibilmente soddisfacente!
Se pensavi che Wall Street fosse popolata solo da squali e orsi, preparati a conoscere un’altra specie: i cannibali. No, non parliamo di un film horror finanziario, ma di un concetto che Charlie Munger, il leggendario investitore e braccio destro di Warren Buffett, amava citare: le aziende “cannibali”.
Ma cosa significa esattamente? E perché Munger credeva che fossero una scelta intelligente per gli investitori? Oggi esploreremo il mondo delle aziende che riacquistano le proprie azioni e capiremo perché potrebbero essere un’ottima aggiunta a un portafoglio ben costruito.
Cosa Sono le Aziende “Cannibali”?
Nel gergo finanziario di Munger, un’azienda cannibale è una società che utilizza una parte significativa dei propri profitti per riacquistare le proprie azioni sul mercato. Questo processo, noto come buyback azionario, riduce il numero di azioni in circolazione, aumentando automaticamente la quota di proprietà di ciascun azionista.
Se possiedi 100 azioni di un’azienda con un milione di azioni totali, la tua quota è dello 0,01%. Se l’azienda riacquista 500.000 azioni e tu non vendi le tue, la tua quota raddoppia senza che tu debba fare nulla. Magia? No, solo matematica finanziaria.
Perché Charlie Munger Amava i Cannibali?
Munger, con la sua tipica franchezza, suggeriva agli investitori di “guardare ai cannibali”, perché queste aziende tendono a creare valore per gli azionisti senza bisogno di crescita esplosiva o acquisizioni costose. Ecco perché:
Aumento degli utili per azione (EPS) Quando ci sono meno azioni in circolazione, gli utili della società vengono suddivisi su un numero minore di quote, facendo salire l’EPS, un parametro spesso usato per valutare la redditività aziendale.
Maggior controllo per gli azionisti fedeli Se una società riduce il numero di azioni disponibili e tu non vendi, possiedi automaticamente una fetta più grande della torta.
Effetto psicologico positivo sul mercato Un buyback massiccio è spesso interpretato come un segnale di fiducia da parte del management: se l’azienda riacquista le proprie azioni, significa che le considera sottovalutate.
Uso efficiente della liquidità Invece di accumulare denaro o investirlo in progetti rischiosi, le aziende cannibali lo usano per premiare gli azionisti.
Ma Non Tutti i Buyback Sono Buoni
Se fosse così semplice, basterebbe comprare azioni di aziende che fanno buyback e vivere felici. Purtroppo, non tutte le operazioni di riacquisto sono sagge. Ecco alcuni segnali di pericolo da tenere d’occhio:
Acquisti a prezzi gonfiati: Se un’azienda riacquista le proprie azioni quando il loro prezzo è alle stelle, non sta creando valore, ma semplicemente bruciando cassa.
Debito eccessivo per finanziare i buyback: Se un’azienda prende in prestito denaro per riacquistare azioni, potrebbe trovarsi in difficoltà in caso di crisi economica.
Utilizzo per mascherare problemi interni: Alcune aziende usano il buyback per migliorare artificialmente i propri numeri e nascondere debolezze operative.
Munger e Buffett hanno sempre sottolineato che i buyback sono vantaggiosi solo quando le azioni sono sottovalutate e l’azienda ha una posizione finanziaria solida.
Alcuni Esempi di Aziende Cannibali
Ci sono state molte aziende nel corso degli anni che hanno usato i buyback in modo efficace. Ecco alcune delle più celebri:
Apple (AAPL) Apple è uno dei più grandi esempi moderni di azienda cannibale. Negli ultimi anni ha speso centinaia di miliardi di dollari per riacquistare le proprie azioni, aumentando il valore per gli azionisti e migliorando la performance dell’EPS.
Berkshire Hathaway (BRK.A, BRK.B) Buffett e Munger non sono mai stati grandi fan dei buyback… fino a quando hanno trovato l’opportunità giusta. Negli ultimi anni, anche Berkshire ha iniziato a riacquistare le proprie azioni quando riteneva il prezzo vantaggioso.
McDonald’s (MCD) Anche la catena di fast food ha usato i buyback come strumento per restituire valore agli azionisti, combinandoli con dividendi consistenti.
Nike (NKE) La società ha spesso utilizzato i riacquisti per sostenere il prezzo delle azioni e aumentare il valore per gli investitori a lungo termine.
Come Identificare una Buona Azienda Cannibale
Se vuoi seguire la strategia di Munger e “guardare ai cannibali”, ecco alcuni passaggi per identificare le migliori aziende:
Controlla il rapporto tra buyback e prezzo dell’azione L’azienda sta riacquistando azioni a prezzi ragionevoli o lo fa quando il titolo è già sopravvalutato?
Valuta il bilancio aziendale Ha abbastanza liquidità per permettersi il buyback senza compromettere le operazioni?
Osserva la storia dei buyback L’azienda ha una politica coerente di riacquisto o lo fa in modo irregolare?
Guarda gli utili per azione (EPS) I buyback stanno realmente contribuendo alla crescita dell’EPS nel tempo?
Analizza il comportamento del management I dirigenti stanno vendendo le proprie azioni mentre l’azienda le riacquista? Questo potrebbe essere un segnale di allarme.
Conclusione: I Cannibali Sono i Tuoi Amici (Se Sai Quali Scegliere)
Charlie Munger non ha mai amato complicare le cose inutilmente. La sua filosofia era semplice: se trovi un’azienda che fa buyback in modo intelligente e disciplinato, potresti avere tra le mani una miniera d’oro.
Ovviamente, non tutti i buyback sono uguali, e investire in aziende cannibali richiede un’analisi approfondita. Ma se riesci a individuare quelle che sanno fare questa operazione con saggezza, potresti ottenere ottimi risultati nel lungo periodo.
Quindi, la prossima volta che analizzi un’azienda, chiediti: sta crescendo in modo organico o sta semplicemente divorando sé stessa per renderti più ricco? In fondo, come diceva Munger, “guardare ai cannibali” potrebbe essere una delle mosse più intelligenti che puoi fare per il tuo portafoglio.